Mondovì piange Michele Rosso, portò il baseball in città

Come rappresentante monregalese dell’Ancol (Associazione Nazionale Comunità del Lavoro) organizzò per più di vent’anni viaggi turistici in Argentina. Aveva 82 anni

Mondovì piange la scomparsa di Michele Rosso. Aveva 82 anni ed era molto conosciuto nella comunità. Originario di Boves, aveva portato nel lontano '76 il baseball in città, dando avvio alla florida realtà del Baseball Mondovì. Era anche stato consigliere nazionale in seno alla Federazione italiana Baseball. È venuto a mancare a seguito di una crisi cardiaca. Lascia la moglie Catterina, il figlio Enrico (architetto e consigliere comunale) e la figlia Ivana. I funerali avranno luogo mercoledì 27 marzo alle 15.30 nella Parrocchia del "Cuore Immacolato di Maria" in via Cuneo a Mondovì. Veglia funebre martedì 26 marzo alle ore 20 sempre al "Cuore Immacolato".

Come rappresentante monregalese dell’Ancol (Associazione Nazionale Comunità del Lavoro) organizzò per più di vent’anni viaggi turistici in Argentina, terra della grande emigrazione italiana del secolo scorso continuando di pari passo anche l’impegno per realizzare ricongiungimenti famigliari con la grande emigrazione piemontese che va dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento. «735 persone ci hanno onorato con la loro preziosa presenza e ben 42 famiglie hanno riaperto i contatti parentali» ci spiegava nel 2022 quando, il giorno di Ferragosto, l’impianto sportivo del Baseball, ai Passionisti a Mondovì, aveva ospitato una rimpatriata con la comunità argentina dei residenti nel Cuneese e i nuovi giovani argentini in attesa del loro riconoscimento legale per ottenere la nazionalità italiana, bisnipoti dei nostri emigranti.

Una mazza, tre guantoni e cinque palline. Così cominciò la storia nel 1976 a Mondovì

Michele Rosso si appassiona da giovane davanti alla tv. Anni fa, in Italia, imperversava sugli schermi proprio il baseball grazie alla lungimiranza e al coraggio di Bruno Beneck, regista televisivo, giornalista e grande “filosofo” sportivo italiano. Nel giugno del 1976 ha un’idea che lui stesso definisce “folle”: creare una squadra di baseball a Mondovì. Primo passo: un annuncio sui giornali locali. Si presentano 48 ragazzi, ma lui ha a disposizione una mazza, tre guantoni e cinque palline. Eppure la storia del Diamante Mondovì comincia ed è già un mezzo miracolo. Nel 1981 si individua la zona dei Passionisti come possibile area per mettere su il quartier generale. Nel 1991 ecco il bellissimo impianto. Intanto si gioca e Mondovì sforna talenti che faranno strada come Antonello Boe che arriva alla Nazionale. Nel 2001, il Diamante Mondovì arriverà alla serie B. Ma a queste latitudini il risultato sportivo conta fino ad un certo punto. A Michele interessava far giocare e crescere i ragazzi: «Il baseball è un modo di pensare. Oltre alle doti fisiche serve una grande intelligenza. Negli Usa, si respira baseball ogni giorno, ogni ora. Lo svolgimento di una partita è una metafora per far rivivere le battaglie tra indiani e cow-boys». E in un angolo un po’ nascosto di Mondovì questa piccola bottega di sport e vita sforna ancora dei bei diamanti.

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