Il cambiamento climatico sulle Alpi Marittime: effetti e problemi

Conferenza di Erika Chiecchio nell'ambito del cartellone dell'Università del Mondolè, tenutasi al Municipio di Frabosa Sottana

«Questo monumento è stato realizzato perché si sappia che noi sappiamo cosa sta succedendo e quello che è necessario fare. Solo voi sapete se l’abbiamo fatto». Questa è la frase che conclude la lapide posata dall’Islanda, a suggello della fine dell’esistenza del ghiacciaio Okjokull, il primo a perdere il suo status. Nel 2018 infatti si è registrata la completa scomparsa di questa coltre di ghiaccio e neve perenne, che ricopriva da tempo immemore la cima del vulcano Ok, che oggi è sostanzialmente nuda.

Lapide commemorativa sul ghiacciaio Okjokull - foto di Dominic Boyer

Il messaggio che appare in altorilievo sulla targa è chiarissimo e impietoso nei confronti delle coscienze di tutti: allude evidentemente all’inquinamento e al riscaldamento globale che stanno innescando una serie di cambiamenti climatici che potrebbero mutare per sempre i paesaggi che conosciamo e gli ecosistemi di molte zone del mondo. Tra questi, anche l’area del Parco Alpi Marittime, da sempre una fucina di biodiversità, un luogo dove la natura ha espresso una varietà impressionante di specie animali e vegetali. Proprio questa ricchezza è gravemente messa a rischio dal mutamento climatico: la legge della natura parla chiaro. Il numero di animali non cambierà, semplicemente, se il clima diventa difficile, scompaiono tutte le specie più deboli e si affermano quelle più resistenti e adatte al cambiamento. Il quadro della situazione, e le modalità di questi cambiamenti, sono stati spiegati con dovizia di particolari dalla naturalista Erika Chiecchio, in forza all’Ente Aree protette Alpi Marittime, che giovedì sera ha tenuto una lezione per il ciclo di appuntamenti dell’Università del Mondolè. L’incontro è stato aperto dal sindaco e dall’assessore Erika Basso, che hanno fatto gli onori di casa, prima di lasciare spazio alla scienziata. In apertura, la dottoressa Chiecchio ha chiarito un concetto base: la differenza tra meteorologia e clima.

«Il meteo è rappresentato dai fenomeni atmosferici di un dato luogo in un dato momento, il clima invece prende in considerazione un lungo periodo e più aree – ha chiarito –, per questo per parlare di cambiamento climatico servono molti più dati e per questo conta poco l’obiezione di chi assume ogni occasionale nevicata come argomento contro quanto sta accadendo. I dati scientifici degli ultimi trent’anni sono chiari su quanto sta avvenendo». Chiecchio ha poi illustrato diversi esempi di come flora e fauna reagiscano al cambiamento e anzi ne siano spia. «Abbiamo osservato negli ultimi anni l’apparizione in Piemonte dell’orchidea mediterranea, che un tempo si trovava solo in Liguria. Nel 2019 è stata segnalata in Valle Gesso per la prima volta, oggi è diffusa in tutto il sud-est del Piemonte. I semi viaggiano, grazie ad animali e insetti, e dove trovano le condizioni migliori germinano. Altri esempi riguardano le farfalle, che rispondono molto velocemente ai cambiamenti ambientali: le comunità locali risultano “semplificate” con una scomparsa di specie meno adattabili». In alcuni casi, il cambiamento climatico causa lo spostamento di animali, con conseguenti modifiche alle specie, come nel caso della lepre di montagna: non può salire ulteriormente d’altitudine per cercare condizioni a lei più idonee, mentre la lepre comune sì, e questo può causare ibridazioni che fanno perdere la purezza della specie. Inoltre, il clima più caldo può causare anche variazioni nei cicli di vita di piante e animali, con conseguenze dannose. È il caso, ad esempio, delle api che sono sempre di meno e sempre più affaticate, perché con le ondate di caldo anomalo si riduce il periodo di pausa invernale. Questo incide sulla produzione di miele: ad esempio in Piemonte è nettamente diminuito il miele da robinia (ovvero il miele d’acacia). Il periodo che tradizionalmente infatti segna la fioritura della robinia storicamente era molto piovoso. La maggiore siccità, o le ondate di caldo anomalo spesso impediscono che si formino le condizioni ideali per la melata. In conclusione, Erika Chiecchio ha ragguagliato la platea sull’Agenda 2030 dettata dall’Europa contro il cambiamento climatico e ha indicato il testo (scaricabile online) con le 101 azioni per aiutare a contrastare i cambiamenti climatici (a cura di Stefano Caserini) come un utile vademecum.

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