In occasione della giornata regionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile, il comune di a Vicoforte ha organizzato un appuntamento dedicato alla promozione della cultura della Legalitá. Protagonisti d'eccezione, lo storico Roberto Rossetti, autore di pubblicazioni dedicate al fenomeno mafioso e alla storia della mafia, e il questore vicario di Cuneo Daniele Manganaro. Manganaro è medaglia d'oro al valore civile. Tra le altre cose, ha sventato un attentato ordito ai danni di Giuseppe Antoci, all' epoca presidente del parco dei Nebrodi. Antoci oggi è presidente onorario della Fondazione Caponnetto.
L' incontro si è aperto con la presentazione dei relatori da parte del sindaco di Vicoforte, Gian Pietro Gasco, che ha portato il saluto dell'amministrazione ai presenti. "Abbiamo organizzato una serie di iniziative per sensibilizzare la cittadinanza alla cittadinanza responsabile" ha detto l'assessore Daniela Taró, che ha curato in particolare l'evento - la lotta alla mafia deve essere un movimento culturale" ha detto citando Paolo Borsellino.
Lo scopo dell' iniziativa, come ha ricordato il moderatore Gianni Scarpace, è ricordare che sia importante parlare di mafia anche in territori apparentemente meno toccati dal fenomeno. La mafia è ovunque si possa fare del business, dunque è importante tenere alta l' attenzione. "Io mi dovevo laureare in storia contemporanea con Nicola Tranfaglia. Durante il corso lui disse che non era possibile raccontare una buona parte della storia recente d'Italia senza trattare della Mafia così ho scelto di occuparmene. Ho scelto la figura di Paolo Borsellino perché secondo me è una figura di transizione che segna il passaggio del testimone della lotta alla mafia dagli addetti ai lavori ai cittadini in una presa di coscienza collettiva". "I ragazzi sono sempre molto interessati a questi temi. Va detto che le mafie investono dove c'è la possibilità di investire grandi quantità di denaro e anche nel settore enogastronomico".
"Sono cresciuto nella difficile Sicilia degli anni ottanta, dove dovevi scegliere da che parte stare fin dai banchi di scuola e dove i mafiosi nascondevano le pistole nei tombini, perché si sparava per strada" ha narrato Manganaro . "Io ho avuto chiaro fin dall'inizio da che parte sarei stato. Sono uno sbirro di strada e lo resterò sempre. La Mafia oggi si è evoluta: adesso non c'è più bianco e nero ma una grande zona di grigio. La Mafia ha indossato il colletto bianco ma non è vero che non spara più. Lo posso testimoniare. L'unico modo per colpire davvero la mafia è colpirla nel patrimonio. In ogni altro modo si può riformare e riorganizzare in poco tempo. Se gli si tolgono i soldi gli si toglie l'ossigeno ". L' intervento di Manganaro è poi proseguito con un focus sull'abigeato e sul traffico illegale di bestiame e carne in Sicilia. Manganaro ha spiegato anche il lavoro condotto insieme ad Antoci per contrastare i flussi di fondi che illecitamente arrivavano alle famiglie mafiose, tramite fondi Europei legati a speculazioni truffaldini sui pascoli. "Il mafioso siciliano comanda in tana. I miei colleghi hanno intercettato, tra gli altri, i fondi Europei per quattro aziende intestate a Matteo Messina Denaro. Hanno bisogno di fondi senza esporsi. Questo era uno dei loro business più importanti di quegli anni. In paesi sperduti di montagna alcuni contadini erano titolari di conti di diverse centinaia di migliaia di euro". Daniele Manganaro ha poi raccontato nel dettaglio la drammatica notte dell' attentato a Giuseppe Antoci, quando un commando di mafiosi tese un agguato all' auto del presidente del parco dei Nebrodi a colpi di fucile.
Interpellato circa la presenza del fenomeno mafioso in Provincia di Cuneo Manganaro ha risposto: "Io non ho dati da proporre in questo momento, anche perché su alcune cose c'è il segreto istruttorio, posso dire sicuramente che questa provincia è piuttosto tranquilla, non ci sono pressioni così pesanti come altrove. Certo però che questo non vuole dire che "l'occulto" sia completamente assente"