di REMIGIO BERTOLINO
A pochi mesi dalla scomparsa di Ezio Briatore, durante la Mostra dell'Artigianato di Mondovì si terrà una retrospettiva che offrirà al visitatore l’immersione nella sua vasta produzione artistica, nelle sue immagini così essenziali, così colme di bellezza, di luce e stupore.
Ezio non era solo pittore, ma raffinato poeta e scrittore di racconti, memorie e libri per l’infanzia. Ultimo della triade dei grandi poeti in dialetto, di Piazza, con Carlo Regis e Silvio Rinaudo, era nato a Montaldo Mondovì nel 1940, a Sant’Anna, borgo montano a cui era molto affezionato. Come poeta, ha pubblicato “La ghiaia nei ginocchi” nel 1983, “Vista a Levante” nel 1993, “Scarabòcc al cavalèt” nel 2001. Del 2014 è la sua ultima raccolta “Altalena di versi”, una raffinata edizione a cura degli “Amici di Piazza”. Nella “plaquette” il poeta affronta tematiche quanto mai attuali e tocca vertici di folgorante lirismo.
Come artista, si dedicò alla pittura e alla xilografica fin dagli anni Sessanta. Per il disegno e l’incisione ebbe a maestro Francesco Franco (1924-2018) con la sua cifra di essenzialità e rigore geometrico.
Nella xilografia Ezio, pur rifacendosi alla migliore tradizione (De Carolis, Wolf, Marangoni), sviluppa originali spunti creativi come avviene ne “La reusa e la ronsa” (1984). L’opera è una immersione-interpretazione dei versi di Carlo Regis: le parole si tramutano in segno e il segno in immagine viva e palpitante. Le xilografie di Briatore colgono microcosmi di bellezza, incanti quotidiani, realtà minime che assurgono a dimensione poetica. Nella rappresentazione del paesaggio opera sintesi di rara perfezione formale. Spesso le nature morte sono inserite in ambienti o scorci come avviene ne “Il bouquet di Silvana”. In una singolare forma a rombo l’artista coglie la semplice bellezza di un vaso di rose su una terrazza, in una magistrale resa chiaroscurale. Piene di riferimenti letterari sono le xilografie dedicate ai miti greci come quello di Dafne e di Danae.
Le incisioni di Briatore delineano una sorta di itinerario ideale tra i luoghi a lui cari, luoghi che tendono ad assolutizzarsi, a sintetizzarsi in dettagli come portali, facciate, cortili, terrazze… Anche gli oggetti fra i più umili e quotidiani come bottiglie, brocche, caraffe assumono un’aura di arcano mistero.... Grate, accarezzate da ruggine e tempo, scompongono la visione dell’esterno in spicchi d’ombra e di luce, in un trepido affluire di ricordi e sensazioni. Con angolature desuete, scorci arditi, incastri di piani, l’incisore raffigura la sua amata Piazza in numerose opere. In una delle ultime xilografie, “Valle Corsaglia” (2018), la montagna, delineata da profondi solchi di chiaroscuro, si staglia possente contro il cielo, con un primo piano di fiori montani, grandi e colmi di luce.
Anche la sua pittura ad olio è rimasta fedele ad un figurativo moderno che si distingue per l’uso lirico-simbolico dei colori, per l’essenzialità del disegno, per la sintesi del paesaggio. Solo alcune opere dei primi anni Sessanta si contraddistinguono per una sorta di richiamo all’espressionismo per l’uso violento del colore. Esemplari sono l’Autoritratto (1964) e Consummatum est (1964), una crocifissione di intensa e drammatica forza espressiva.
Il grande pittore inglese David Hockney dice che è importante imparare a vedere sempre di più, a lasciare che un dettaglio entri dentro di noi, interpretare il mistero delle cose e il variare delle stagioni. Così è stato per Ezio, quel suo continuo ricercare la bellezza e la grazia della luce che ci svela l’incanto di ogni giorno…
Nel nuovo millennio, l’artista tocca gli apici della sua carriera: sensibile agli eventi mondiali, raffigurò l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001 in una immagine altamente simbolica. È sempre più parco nella stesura dei colori – l’azzurro campeggia in sfumature quasi mistiche –, ci spalanca scenari che si chiudono su orizzonti sconfinati come nella tela Verso l’infinito (2008) che richiama alla mente il famoso idillio di Leopardi. Il pittore coglie la dimensione metafisica, la tensione spirituale, l’afflato mistico del paesaggio. Paesaggio dell’anima che contempla gli arcani spazi dell’infinito…