Vescovo Egidio: i primi sei mesi in mezzo a noi

Al Consiglio presbiterale un’ampia disamina da parte di mons. Miragoli sulla realtà diocesana in tante sue dimensioni e problematiche. Lo sguardo del pastore che sta conoscendo situazioni, persone, comunità

Sessione del Consiglio presbiterale, la prima a cui ha partecipato il vescovo mons. Egidio Miragoli, giovedì scorso in sala delle lauree, a Piazza.
«Partirei dal luogo in cui ci troviamo: l’episcopio – ha esordito il vescovo introducendo i lavori –. Benché ora non abitato abitualmente (non è residenza, ma solo ufficio per incontri istituzionali e non), esso resta comunque luogo significativo della vita della diocesi, non puramente simbolico: in fondo, per secoli ne è stato il centro propulsivo, il cuore. E sarebbe bello che così continuassimo a considerarlo, oggi e domani! In particolare siamo qui circondati da volti, nomi, date: sono quelli degli uomini illustri della città e del territorio, e accanto abbiamo i volti e i nomi dei vescovi della diocesi. Essi ci ricordano la nostra storia di ieri, una storia certamente civile, ma soprattutto ecclesiale da onorare e da continuare. Ci richiamano alla serietà e alla responsabilità. Ci inseriscono nel tessuto di una civiltà e di una vicenda in cui non siamo i primi e non saremo gli ultimi, ma alla quale dobbiamo garantire continuità e senso. Essi ci rimandano anche ai volti dei nostri fedeli di oggi, al volto di questa nostra Chiesa, quella realtà concreta che mai dovremmo perdere di vista nelle nostre riflessioni: dobbiamo essere uomini di pensiero ma anche di azione, perché i nostri volti contribuiscano a dare volto alla Chiesa che incarniamo. Possibilmente, un volto non sbiadito, anzi di più: un volto contrassegnato dalla gioia del Vangelo. Infine, questi ritratti, che ci circondano ed a cui perlopiù non sappiamo attribuire nomi o azioni, ci ammoniscono anche sul fatto che, dentro la trafila della Storia e della Civiltà, quand’anche compissimo il nostro dovere, non lasceremmo gran traccia di noi. Dobbiamo dunque sempre ricordare che agiamo non per la gloria nostra, ma per quella di Dio e del Vangelo, mossi unicamente del desiderio di fare il bene della Chiesa».

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