Anche dai monregalesi un addio pieno di commozione e di gratitudine a Francesco Franco, mancato martedì a Torino a 94 anni. Vivrà nella storia dell’arte e nel nostro ricordo come un Maestro dell’incisione di fama e livello europeo e come un amico di grande umanità e generosità che, fiero delle sue origini, ha contribuito a farci leggere più in profondo le recondite armonie degli scorci, degli orizzonti, delle atmosfere più care.
Nato nel 1924 a Mondovì Breo e lì vissuto fino ai 18 anni, Francesco Franco si trasferì a Cuneo fino al 1965, poi a Torino dove ha insegnato all’Accademia Albertina fino al 1989 e dove ha continuato a segnare una presenza autorevole.
Anche il sindaco di Mondovì, Paolo Adriano, e l’assessore alla Cultura, Luca Olivieri, esprimono il cordoglio della città: «Con Francesco Franco scompare una figura di spicco nel panorama dell’arte contemporanea internazionale ed un incisore che ha dato lustro all’immagine di Mondovì. Classe 1924, Franco non ha mai dimenticato le origini monregalesi: anche dopo il trasferimento a Torino, dove risiedeva, ha conservato con la città un sodalizio artistico ed un legame affettivo ricambiato. L’intervista in cui dialoga con l’architetto Lorenzo Mamino sul lavoro di una vita, realizzata per il Museo cittadino della Stampa, rappresenta gesto di attenzione, l’ultimo in ordine di tempo, pensato soprattutto per le nuove generazioni: il filmato costituisce testamento artistico e troverà posto nell’allestimento della sala a lui dedicata, assieme ad una selezione delle opere di un’intera carriera e al torchio calcografico utilizzato dal maestro nel corso della lunga attività di incisore e donato nel 2015 a Mondovì. Nel ricordo della sua grande professionalità, unita a sensibilità e doti umane non comuni, a nome dell’amministrazione cittadina e dell’intera comunità locale, porgiamo ai familiari ed agli amici del maestro le più sentite condoglianze».
Dopo la prima acquaforte dedicata alla Mondovì del 1964, raccolse nel 1966 in una cartella dieci incisioni di Mondovì e Vicoforte, e dedicò da allora altri fogli e cartelle grafiche ad aspetti del Monregalese e ad aperti paesaggi di Langa. Nei frequenti ritorni nei luoghi delle origini, riprese da punti di vista sempre variati anche paesi e valli monregalesi, cuneesi, piemontesi, alternando questi itinerari a folgoranti interpretazioni grafiche di momenti di storia fortemente legati ai posti: la deportazione, la guerra, la Resistenza i cimiteri partigiani. Intanto elaborò lastre più esplicitamente non figurative animate da fantasia potente e rigorosa razionalità. Ma con Mondovì, Vicoforte, la Langa, Cuneo sempre nel cuore, e con sguardi intensi anche sulle valli Tanaro, Casotto, Ellero, Pesio; la Bisalta, la Val Stura, la val Maira, fino al Monviso; e su Ceva, Carrù, Benevagienna, Fossano, e ovviamente su Torino, dove l’artista risiedeva e operava con la moglie Lea Gyarmati, raffinata e sensibile artista essa pure. Alla Biblioteca di Mondovì ha offerto le sue lastre delle innumerevoli opere realizzate su scorci della città, al Museo della Stampa il magnifico torchio calcografico.