Cosa c’è di vero nella vicenda delle lettere anonime nella Mondovì degli anni Venti tirata fuori a sorpresa nei servizi tivù sul Giro d’Italia?
Lo abbiamo chiesto a Ernesto Billò che ci ha risposto così:
«Me lo hanno chiesto anche parecchi altri. Non so dove l’inviato della Tv abbia attinto quell’informazione; ma posso confermare che davvero la vicenda accadde e suscitò curiosità e scalpore in quegli anni, per altri versi già assai tormentati. I lettori possono trovarla riassunta a pagina 152 di “Cento e più anni a Mondovì” uscito nel 1999 a firma di A. Morandini e mia; ma per comodità la riporto qui di seguito.
“A deviare un po’ l’attenzione dei monregalesi da accadimenti ben più gravi, provvide a metà del 1924 un processo celebrato in Pretura contro due sorelle, le maestre Carlotta e Caterina Borgogno. Le udienze e le cronache dei settimanali locali d’allora furono seguite con avida morbosa curiosità. Le imputate, secondo l’accusa, avevano bombardato con lettere anonime il noto ginecologo dott. Giovanni Bosio, la sua signora Maria Zappino e la signora Alessandra Grimaldi. E il pretore condannò per diffamazione e ingiurie continuate Carlotta a dieci mesi e 14 giorni di reclusione e 1500 lire di multa, e Caterina a cinque mesi e 7 giorni. Ma l’11 settembre ‘24 il processo d’appello a Cuneo assolse Caterina per insufficienza di prove, mentre confermò la condanna alla sorella Carlotta “con la condizionale e con severa ammonizione”.
Da quella vicenda ho poi tratto spunti romanzati per il mio “Il Diavolo in Piazza - Il peggio del peggio di una città per bene”, ed. Il Belvedere, 1988».