Alien: Covenant – Creature spaventose nella “Creatura” di Ridley Scott

Prequel, androidi e creature mostruose in soccorso ad un genere che non affascina più il pubblico

TRAMA

Nel flashback troviamo il dr. Weyland dialogare con la sua creazione David, un androide prossimo a far parte della spedizione Prometheus. Anno 2104 l’astronave Covenant è in rotta verso il pianeta Origae-6 con a bordo 2000 coloni, durante il viaggio un incidente provoca il decesso di molti di essi compreso il comandante, mentre il resto dell’equipaggio si salva ma viene risvegliato dal criosonno. Nel corso dei lavori di riparazione della nave vengono avvertiti dei segnali da un pianeta sconosciuto e a quanto pare abitabile, il primo ufficiale Oram divenuto comandante dopo l’incidente decide di fare rotta su di esso in quanto più vicino e più facilmente raggiungibile dall’astronave danneggiata, una volta sul pianeta che parrebbe essere privo di forme di vita animali, due membri dell’equipaggio inalano inavvertitamente delle spore che iniziano a infettare il loro organismo, da cui in breve tempo fuoriescono delle mostruose creature.

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Questo capitolo prevede il ritorno a una fantascienza più classica d’azione e dopo Prometheus vede ancora il ritorno di Ridley Scott alla sua “creatura”, e proprio di creazione sembra voler parlare questo film, cominciando dal flashback iniziale che ripropone un dibattitto ricorrente nelle storie che trattano di intelligenza artificiale, l’eterno quesito dell’uomo su chi lo ha originato, controbattuto dall’androide che conosce il suo creatore ma che differentemente da lui non può generare, questa conoscenza ma al contempo impossibilità suscita fascino e angoscia nella macchina pensante e un certo innaturale desiderio. La stessa domanda non se la pongono gli Aliens, ma il pubblico e forse anche Ridley Scott se la pongono per essi: chi li ha generati? Chi li ha inventati? Sembra questa la ragione per cui si è tornati a parlare di Alien, per cercare una spiegazione scavando nel passato di una storia originale che necessitava ai tempi di vivere nel mistero, e che oggi ha bisogno di essere indagata e rivelata.

Il ruolo principale spetta anche questa volta ad un personaggio femminile, forse per seguire un formula fortunata partita con Sigourney Weaver e forse per confermare la tesi della creazione, il sesso femminile è l’emblema del concepimento, si contrappone ad esso il ruolo dell’androide, macchina dalle sembianze maschili impossibilitata ad ospitare la vita all’interno del suo corpo ed invidiosa di questo dono, con l’elemento Alien invece anarchico da tutto ciò che approfitta parassitariamente di ogni individuo, votato alla distruzione, ed è probabilmente logico che vanga affrontato dalla donna suo antipodo rappresentante la vita.

Tanto attesi e criticati i Prequel sono stati tra i protagonisti della stagione cinematografica in corso, grazie a pellicole come "Animali Fantastici" e "Rogue One" hanno occupato i primi posti nelle classifiche degli incassi, ora con "Alien: Covenant" esce un’ altro titolo blasonato su cui il mercato pone molte speranze; remake, prequel e sequel sono spesso visti come bieco mezzo per estorcere altro denaro ai fan, abili mosse commerciali colpevoli di intaccare la purezza degli avvenimenti della vicenda originale invece di impreziosirla, privi del fascino dell’opera prima e soffocati dal paragone con esso, lavori inutili per alcuni ma necessari per gli appassionati, che li attendono con quell’antico fervore che animava l’immediato approssimarsi della novità in uscita, un modo di approcciarsi al cinema che ora pare non esistere più. C’è da soffermarsi però su quali siano le ragioni dell’affermarsi di questa tendenza, d’accordo il discorso economico, votato ad arginare il preoccupante spopolamento delle sale, a soffrirne soprattutto la fantascienza, che a quanto pare sembra respirare soltanto grazie alle grandi saghe del passato, le uniche a riscontrare ancora un certo successo di pubblico; vengono imputati autori e produttori colpevoli di pigrizia e scarso coraggio, incapaci di creare fenomeni trainanti, e convogliati verso sceneggiature sicure, ma questo non corrisponde a verità universale, pellicole di ottima fattura si sono rapidamente avvicendate per poi finire nel dimenticatoio, nuove saghe sono state lanciate e abortite sul nascere per colpa di incassi insoddisfacenti; le sale cinematografiche orientano le loro scelte verso queste produzioni e non si può biasimarle se cercano di sopravvivere, con questo si evince che probabilmete la ragione sia lo scarso interesse che suscita ormai la fantascienza, soprattutto verso le nuove generazioni e che quindi solo con queste saghe si riesca a scaldare il cuore del pubblico. Se alla lunga queste operazioni possono stancare saranno gli appassionati a dover dettare una linea nuova, avviando una rivoluzione, concedendo una possibilità ad opere più alternative, ma è chiaro che il destino della fantascienza e nelle mani del grande pubblico, e se esso non dovesse seguirli questo genere di cinema non avrà futuro.

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