Team up e crossover sono concetti ben noti nell'immaginario dei fumetti americani e dei loro lettori. Il primo caso, il team up, avviene quando due eroi si incontrano, e il primo caso nel fumetto risale al 1918, quando due detective dei fumetti allora popolari, Sexton Blake e Nelson Lee, si uniscono per risolvere un caso (vedi qui). L'idea quindi precede di molto la stessa nascita dei supereroi, che appariranno come noto solo nel 1938, con Superman. In questo ambito appare quasi subito il primo crossover, nel 1940 in ambito Marvel, con l'incontro/scontro tra la Torcia umana e il principe Namor, re degli abissi acquatici, nel 1940 (vedi qui). La differenza sta nel fatto che la storia è trasversale a due testate fumettistiche diverse: inizia in una serie e finisce nell'altra. Lo scopo è ovviamente anche commerciale, per convincere i lettori di una testata più famosa a leggere quella meno nota, e si comincia quindi sempre, di solito, dalla testata con vendite più alte.
I filologi direbbero che nel caso del primo crossover Namor-Human Torch non abbiamo nemmeno un team up, ma una Royal Battle, in quanto i due si scontrano tra loro più che combattere insieme un nemico comune (e del resto gli incontri tra super sono sempre burrascosi). Aggiungiamo per amore di completezza che il primo crossover tra i due grandi universi supereroistici, Marvel e DC, avverrà invece solo nel 1976, con l'incontro tra Superman e Spider-man, reso possibile dall'idea di multiverso tipica dei comics (inventato dalla DC nel 1953).
La Bonelli ha sviluppato team up tra i suoi eroi solo dagli anni '80, a partire da Martin Mystere aiutato da Mister No (1982) per seguire intrecci di tutti i principali personaggi. Ne è tenuto fuori solo Tex, il più longevo (del 1948: uno dei più antichi eroi a fumetti, secondo solo ai grandi americani) e più tradizionale. Un incontro con Dylan Dog è stato realizzato solo da Roberto Recchioni, ma in forma spuria, nella conclusione del suo John Doe, e ovviamente senza citare esplicitamente i due eroi. Ma la Bonelli non aveva ancora mai realizzato un crossover: questo doppio albo di Dylan Dog e di Dampyr attualmente in edicola è il primo caso per l'editrice italiana. L'albo ha anche una doppia copertina per ciascuno dei due numeri, così che il vero collezionista sarà tentato di fare non un doppio, ma un quadruplo acquisto (per i fanatici dell'imbustamento senza lettura dell'albo, sei copie totali). Tuttavia, anche per il lettore occasionale di fumetto italiano questo incontro è di sicuro interesse: tra l'altro è probabilmente una delle ultime storie del curatore di Dylan Dog Roberto Recchioni, che ha sempre centellinato i suoi interventi per la testata e, dopo esser stato il Magister del Comicon di Napoli di quest'anno, ha annunciato il suo ritiro dalla scrittura diretta di fumetti per limitarsi all'organizzazione. La storia, ovviamente, è "speciale" (data la particolare eccezionalità del crossover italiano) e, senza fornire spoiler, coinvolge comunque l'attuale arcinemico di Dylan Dog, il freddo manager John Ghost. Insomma, una storia sicuramente interessante, e destinata ad avere un posto negli annali del fumetto italiano, almeno per la singolarità dell'evento, che probabilmente segna - insieme a vari altri elementi, come cambi di formato e l'introduzione di continuity e colore - una sempre maggiore tendenza della Bonelli a guardare al modello Marvel.
in