Culture Club ’60: l’invasione dei fumetti neri. Diabolik, Satanik, Sadik… e Brontolo.

Come abbiamo visto nello scorso numero, negli anni '50 anche l'Unione si allineava al coro ostile al fumetto diseducativo, fatta eccezione per il Vitt e i fumetti cattolici. Cosa succede allora quando i "fumetti neri" arrivano davvero?

Come abbiamo visto nella scorsa puntata (vedi qui), negli anni '50 anche l'Unione si allineava al coro ostile al fumetto diseducativo, fatta eccezione per il Vitt e i fumetti cattolici. Si trattava in realtà di fumetti che oggi valuteremmo del tutto innocui: Flash Gordon, Panthom, Mandrake erano citati tra gli stranieri, e Pecos Bill e altri western tra gli italiani. Che succede, allora, quando – con Diabolik, nel 1962 – i fumetti violenti arrivano davvero?

All’inizio, niente. Dal 1960 al 1963 – salvo errori – l’Unione non parla di fumetto, se non come citazione casuale. Dato che i pezzi sul fumetto venivano, come già detto nel precedente capitolo, da “Roma”, o comunque dalla stampa cattolica nazionale, è probabile che poco si muova a livello "centrale": questi sono gli anni in cui ferve il Concilio: forse il problema fumetto passa in secondo piano, o forse si pensa che i toni debbano cambiare, come era iniziato ad avvenire nell'ultimo articolo citato del '59.

Ma con l'arrivo del fumetto nero i toni ritornano in prevalenza critici (in modo, va detto, meno gratuito). L'Unione Monregalese del 01/08/1964 parla di "Difesa dei fumetti", che è quella del giornalista Guido Piovene, sulla Stampa, che difende i fumetti e la cultura di massa. “Noi siamo sostenitori della superiorità della letteratura”, replica l’articolo: i fumetti  "non  di  rado  sono fumo  acre  di  una  fiamma  che  ha  bruciato  l’amore,  l'onore,  la  bellezza  per  lasciarci le  ceneri della sensualità, dell’astuzia,  del  trucco". Insomma, lo sdoganamento operato da Umberto Eco nel 1964, con "Apocalittici e integrati", non passa. Nonostante sia un intellettuale che viene dal mondo cattolico, molto apprezzato anche qui da noi durante la sua visita (vedi qui), come mi è stato confermato da chi era presente dopo la lettura del mio articolo.

Il 6 marzo 1965 si rincara la dose: “Oggi,  e  a  ragione,  si  guarda  alla   gioventù  con  apprensione.   Se  ne  indicano  le  manchevolezze e i   traviamenti, tutti   si  trovano  d’accordo  nel diagnosticarne  le  cause.   Sono sempre  le  stesse,  ed  è  umiliante,  mortificante,   il  doverle  ripetere,  senza  esito  alcuno,   ad ogni  piè  sospinto:  i  fumetti, le   letture  in   genere,    gli spettacoli cinematografici...” Il 18/12/1965 si dà notizia della lavorazione del film di Diabolik, in toni critici: "Un giornale romano ci fornisce la notizia, oltremodo interessante che il regista Florestano Vancini ha già scelto la diva del suo prossimo film, una ignota Marilù Tolo, che attualmente sta lavorando a Malaga, per le riprese di Diabolik".

Il 08/10/1966 troviamo un articolo che parla proprio di un “Papà contro Diabolik”, in cui questi stigmatizza “i  cento  albi  a  fu­metti che infestano le  edicole, tra  i  quali  abbondano  gli “ik”: Diabolik,  Satanik,  Sadik,  ecc.. Ora,  mamma e  papà,  stretti tra James Bond e Diabolik, temono  proprio  di  non  farcela,  di  perdere la battaglia di  fronte  ai  loro  figli.”

Il 16/07/1966 si torna a collegare fumetti e crimine, con una condanna che cerca di parere più “scientifica” tramite il ricorso non più all’anedottica, ma alla statistica: “A  proposito  della  influenza del cinematografo, dei libri gialli  e  dei  periodici  scandalistici  ed  a  fumetti sulla  criminalità,  su  cento  persone  (nesono  state  interrogate  945)  6 negano  qualsiasi  influenza;  24 l’ammettono  solo  sugli  anormali;  25 su  tutti  i  giovani  e su  tutti  gli  adulti;  22  ammettono  un’azione  profondamente corruttrice su   ogni   tipo   di persona; 20 non  hanno  un’opinione  precisa.”

L'attacco più forte è forse quello del 22/04/1967, dove con l'esortazione, "Donna, a te!" si chiamano le madri a raccolta per muovere "Guerra a diabolik!" (spregiativamente minuscolo). In pratica, il sequel del "Papà contro Diabolik". Un ragazzo prima studiosissimo peggiora radicalmente a scuola, e la causa sono, naturalmente, i fumetti. "Un bel giorno rovistò nella scrivania, unicamente per spolverare, perché dello studio non s’era mai occupata, dato che riusciva bene da sé; trovò tra i libri un buon numero di fumetti: « Diabolik», « Criminal», «Satanik»." E il ragazzo ovviamente non solo va male, ma risolverebbe il problema dei professori troppo pignoli con un bel "pim pum" fumettistico. Inorridiscono i genitori, e io con loro, nella duplice veste di docente e fumettofilo: al limite, il fanciullo avrebbe dovuto eliminare il professore con un silenzioso "swiss!" di pugnale. Altri apprendono meglio la lezione: "Successe il fattaccio della rapina dei gioielli c dell’assassinio dei fratelli Menegazzo. Venne fuori il nome di Cimino, poi la sua cattura in seguito alla confessione del Torreggiani. Il giornale descriveva la camera in cui viveva l’assassino: disordine, molti fumetti: proprio «Diabolik», «Satanik», «Criminal»." I genitori decidono allora di unirsi alla buona causa e denunciare i fumetti neri alla giustizia.

Il '68 vede un florilegio di notizie sui fumetti neri. 5/9/1968: "UNA RAGAZZA DI 16 ANNI è stata arrestata a Nichelino, insieme ad altri giovanetti. Tutti componevano una gang di prematuri criminali, secondo lo stile degli eroi dei fumetti neri. I piccoli rapinatori, che hanno confessato una serie di colpi, si chiamavano tra loro «Sadik», «Diabolik» etc. e si erano tatuati, sul braccio, un serpente."

L'8 agosto 1968 "A MONDOVÌ’ al CORSO: Mister X", che stranamente il CCC definisce solo "per adulti, con riserva". Il film di Donald Murray; con Norman Clark e Gaia Germani è "La prima avventura cinematografica di un altro eroe dei fumetti che segue l’esempio dei vari Kriminal, Diabolik e Satanik non andando comunque al di là di un mediocre e incredibile film."

Il 31/10/1968 appare “Che cosa leggono i nostri ragazzi? / Un'inchiesta allarmante”, dove si parla di nuovo di “Satanik, Kriminal, Diabolik e la pornografica Isabella” nelle mani di "bambine di terza elementare". Viene da chiedersi se sia scandalismo oppure si tratti di una effettiva svista educativa da parte di genitori meno accorti che fanno l’equivalenza “fumetti = letture da bambini”. Negli anni ’80, questo avverrà con i cartoni animati giapponesi, che spesso – vedi “Devilman”, per dire – non erano oggettivamente idonei al pubblico delle elementari (e, in patria, erano rivolti a un pubblico adulto) ma, di fatto, venivano trasmessi nella "fascia oraria protetta" per via della loro natura di "cartoni animati".

Certo è più credibile il dato che le adolescenti preferiscano “Grand Hotel, Sogno, Bolero” a Famiglia Cristiana. Per i maschi vale l’eterno western, si citano Capitan Miki, Blek (Macigno) e Tex che "hanno una notevole carica di violenza". Il 70 per cento dei ragazzi legge inoltre Topolino, riconosciuto apertamente come "lettura innocua". Si esprime preoccupazione: sono poco noti il Vitt e il Giornalino. Il primo è in effetti in declino rispetto agli anni d’oro, il secondo non è ancora decollato nel suo rinnovamento, da poco intrapreso.

Il 02/10/1969 "Era bella, l'ho uccisa!" è in prima pagina, come editoriale: un ragazzo compie il delitto, spinto da film, romanzi e "congerie di fumetti ove la violenza è il filo conduttore e il sesso lo sfondo rosso sangue di una grandguignolesca esibizione di istinti repressi". Resta quindi ancora in tempi recenti una tendenza a stabilire una connessione troppo stringente tra crimine e horror (non solo fumettistico), che richiederebbe perlomeno qualche distinguo e qualche prudenza.

Ma più interessante la (più giustificata) polemica locale col Brontolo, la rivista studentesca nata al classico col ’68. L'Unione Monregalese del 11/12/1969 riporta la lettera di due seminaristi che contestano, in toni garbati, un fumetto anticlericale abbastanza gratuito che sarebbe apparso sulla rivista. Sarebbe interessante vedere l'opera originale, testimonianza di un anticlericalesimo abbastanza ingenuo che maturava nei primi fermenti di un '68 di provincia.

Ampio il servizio del 15 maggio 1969, con vasta indagine sui fumetti neri, sempre in chiave ipercritica, definendoli tout court "stampa pornografica".

"L’autrice di Diabolik — il capostipite degli ormai 60 titoli di fumetti della violenza e della immoralità — ha dichiarato: « I miei eroi sono nati al solo e dichiarato fine di fare quattrini. Diabolik ha come modello Fantomas e tutto quanto può piacere: il male... molto male ». Il redattore di Sadik aggiunge: « Il bene non rende più. I personaggi buoni sono finiti ». E il creatore di Kriminal: « Quello che importa è fornire al lettore la traccia di una trama, lungo la quale possano agire dei personaggi, che sono già presenti nel fondo della sua fantasia. Modelli che rispondano a una serie di desideri malvagi già presenti in ognuno di noi». Si riportano poi le testimonianze sensazionalistiche di adolescenti - da 12 a 17 anni, ambo i sessi - che confermano quanto detto dagli autori, ovvero la lettura dei "Fumetti neri" alla ricerca di facili emozioni tra il morboso e il violento. Con nostalgia, "ci viene da pensare alle intense campagne che, nel primo dopoguerra, i nostri educatori ed insegnanti avevano intrapreso contro i fumetti allora imperanti: Tom Mix, Zorro, I quattro moschettieri..."

Il 19/2/1970 appare di nuovo un articolo di identico tenore. Tuttavia, si dimostra anche talvolta una certa apertura - almeno in scala locale - come sul numero del 24/12/1970 si recensisce con incoraggiamento la nuova uscita del Brontolo di quell’anno, che ha smorzato i toni e smussato il collegamento col Classico, aprendosi anche alle altre scuole. Del resto, proprio il '68 pone un ulteriore spartiacque, che conduce a una maggiore apertura: e trattando degli anni '70 vedremo come finalmente in questa nuova decade si giungerà ad una apertura maggiore verso il medium, fino a una piena accettazione a partire dagli anni '80.

Di Diabolik e soci si continua a parlare più occasionalmente nei '70. Il 18/1/1973 si riprende "RITRATTO DI UNA CASALINGA" (Pennellate di Eleonora Bertolotto su «La Stampa»).

"Si chiama Ludovica Rosanna Passarin. Sposata. Ha quasi vent’anni.
Minuscola, agitata, saltellante sulle gambe sottili, si muove come una ragazza del Piper.
Vive a Rivoli in una casa dove lo zucchero filato della luna di miele si mescola all’odore di molte minestre cucinate con la frettolosa inesperienza della casalinga ancora acerba.
Nella libreria svedese del salotto, alla mancanza di libri suppliscono i ninnoli infantili.
Tutto il suo sapere sta ammucchiato in uno scatolone dello sgabuzzino contenente decine di dischi che dice di saper quasi a memoria. Divide la sua giornata di casalinga fra i dischi e la lettura. — Leggo di tutto — dice. Ma è contraddetta da un Diabolik che sogghigna da una copertina sul tappeto del salotto, sommerso in un mare di fumetti."

Le teenagers degli anni '60 sono cresciute, insomma, ma non hanno perso il vizio. Si parla in toni critici di Diabolik and co. ancora in un pezzo del 14 giugno 1979, poi più nulla per tutti gli anni '80. Da lì in poi non tornano più menzioni critiche, ma annotazioni occasionali oppure, dagli anni '10 in poi, approfondimenti di cultura pop di taglio neutro.

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