La lunga notte di “Balla coi Cinghiali”

Giovedì al Forte Albertino di Vinadio l'apertura dell'edizione 2018 della Kermesse, con i Pinguini Tattici Nucleari, Sonny Willa, Rrkomi, Ketama 126, Galeffi e tanti altri. Il primo di tre giorni ricchissimi di appuntamenti e attività

«Da bambino andavo a sciare/il mercoledì pomeriggio»

È la prima frase cantata da Riccardo Zanotti giovedì sera, intorno alla mezzanotte, quando la prima serata di Balla coi Cinghiali arriva al culmine, con l’esibizione dei Pinguini Tattici Nucleari. Il set si apre con “Sciare” uno degli ultimi singoli pubblicati dal gruppo. Chi scrive da bambino andava a sciare, spesso proprio il mercoledì pomeriggio, ed è inevitabile che un attacco del genere abbia destato la sua attenzione, calandolo in una piccola ma vivida “madeleine”.

L’empatia, l’immedesimazione, il fatto di scrivere una canzone che sembra scritta apposta per ogni ascoltatore è un meccanismo noto da anni, ma i gruppi emergenti di questi anni, del nuovo cantautorato e spesso anche del mondo del rap e della trap sembrano utilizzarlo in modo ancora più diretto e immediato. E lo si sente anche nel rap/trap/indie/cantautorato (i confini di queste categorie sono spesso sfumati) di Rrkomi, di Ketama 126 (filtrato, certo, dagli stilemi Hip Hop), in Galeffi.

Forse leggermente meno nel geniale Sonny Willa, ma solo perché il suo mondo è più surreale, caricaturato. Il suo flow tratteggia un mondo dai colori talmente intensi da essere quasi un cartoon, ricco di umorismo e paradosso. Rispetto agli altri sulla scena in effetti Sonny spicca quantomeno per originalità, sfuggendo a molti clichè del genere e accostandosi a certi tratti di altri rapper forse più lontani dall’Hip Hop tout court ma di grande interesse, come Caparezza o Frankie Hi Energy. Anche Galeffi parla un linguaggio quotidiano, e sia nel cantato che nei testi sembra risentire fortemente della lezione di un certo Edoardo D’Erme, che con le sue ballate sgangherate, la sua vocalità sbilenca ha sovvertito le regole del cantautorato degli ultimi anni.

È una serata che offre una panoramica abbastanza varia sulle tendenze del contemporaneo, con una varietà di sound che va dalla trap più spinta, con autotune e ruvide basi di elettronica minimale, al pop cantautorale funkeggiante e ricco dei PTN, che spesso sembra orecchiare gli ultimi successi danzerecci dei Coldplay e influenze diverse. Per concludere con l’indie dilatato, spaziale di Galeffi ed accompagnare il pubblico nella notte con un dj set tra rock, dance e reggae. Questo almeno è il menu offerto dal palco main. Con tre palchi e innumerevoli spazi e attività collaterali è impossibile esaurire in un articolo la variegata offerta di una manifestazione come Balla coi Cinghiali, che più che un festival è una specie di villaggio popolato di artisti, musicisti, sportivi, attori, scrittori e una fauna infinita di ragazzi, di tutte le età.

Benessere e tempo libero per tutti, dai bambini di pochi anni che possono godere di un’area a loro dedicata, in su. Ce n’è per tutti i gusti e tutte le arti, per tutti i generi e gli spazi. Sul palco di fronte al laghetto la platea viene a lungo martellata da gruppi ska e punk (su tutti i Matrioska) mentre nell’atmosfera da cantina underground del Raindogs, si possono ascoltare musicisti storici come gli Yawning Man ripercorrere le origini dello stoner e del desert Rock. Davvero “Balla coi cinghiali” più che un festival è un modo di essere.

 

Lo si percepisce nettamente camminando nell’area tende, dove centinaia di ragazzi e persone di età diverse si rilassano, ognuna con la propria più o meno spartana sistemazione, e socializzano, scambiandosi opinioni, caffè, attrezzi per montare la tenda. Lo si avverte curiosando nelle mille nicchie che si aprono nei bastioni del forte, in cui sono ospitate mille attività diverse: cinema, teatro, salute, arte varia, shopping. In uno spazio mattonato, con le volte a botte, si può sorseggiare una birra e ascoltare un set stoner, pochi passi dopo si accede a un cineforum dove si proiettano cortometraggi d'essai. Ancora dopo c'è uno spazio bimbi. E ovunque bancarelle di artigianato e street food. Qualcuno tenta l'arrampicata sulle mura del forte, nello spazio "Scala coi cinghiali" altri si rilassano con Pilates e Yoga, o scoprono nuove pratiche e nuovi approcci alla spiritualità, come il corso di "sciamanesimo". E ancora, chi pratica danza tribale, chi si avvicina alla calligrafia. Ovunque curiosità, apertura all'altro, al diverso, contaminazione tra arti, esperienze, idee, storie. Questo è il nerbo di fondo di un festival che riesce, in modo unico, a coniugare un'organizzazione di alto livello e grandi numeri con lo spirito ruspante, utopistico, delle piccole esperienze militanti. Questo è sicuramente il valore aggiunto che contraddistingue questa manifestazione, rispetto alle tante proposte del territorio, che pur hanno l'ambizione di coniugare turismo, enogastronomia, suggestione del paesaggio, cultura e arte.

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