C'è anche il generale dell'Arma dei Carabinieri Alessandro Casarsa fra gli indagati per depistaggio nel caso della morte di Stefano Cucchi. Era stato il comandante della Compagnia Carabinieri di Mondovì negli anni '90, dall’ottobre ’91 al settembre ’95, lasciando un grande ricordo dietro di sé perché fu il comandante dei carabinieri proprio durante l'alluvione del 1994.
La notizia è stata lanciata ieri (mercoledì 6 febbraio) dal Corriere della Sera, in serata ripresa anche dall'ANSA. Casarsa, già comandante del Reggimento Corazzieri al Quirinale (incarico che ha ricoperto sino al mese scorso), fu nominato generale di Brigata nel gennaio dello scorso anno. L'indagine della Procura di Roma riguarda i presunti depistaggi avvenuti dopo la morte del giovane. L'iscrizione di Casarsa, che all'epoca dei fatti era colonnello e comandante del Gruppo Roma, è legata alla vicenda delle presunte manipolazioni di due relazioni di servizio sullo stato di salute di Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto sette giorni dopo mentre si trovava detenuto presso il reparto protetto dell'ospedale Sandro Pertini.
Stando a quanto riporta il Corriere, Casarsa sarebbe stato interrogato una decina di giorni fa dai pm, e avrebbe sostenuto di essere estraneo a qualunque manovra per intralciare la ricerca della verità sulla morte di Cucchi, sia nel corso degli eventi che successivamente. La vicenda di cui è stato chiamato a rispondere Casarsa riguarderebbe le annotazioni sulle condizioni di salute di Stefano Cucchi redatte dai carabinieri Gianluca Colicchio e Francesco Di Sano, ai quali dopo la morte del detenuto era stato chiesto di riferire quello che avevano visto e sentito la notte dell’arresto. Casarsa però si sarebbe detto completamente estraneo ai fatti, ribadendo anzi di aver dato indicazione ai carabinieri che avevano avuto a che fare con Cucchi di essere il più precisi e dettagliati possibile nelle loro ricostruzioni.