A volte le ragioni vanno cercate nelle nebbie culturali. Forse lei nemmeno poteva immaginare che la legge, l’assistenza sociale, la società tutta, oggi, stanno dalla sua parte. Così quando l’avvocato le chiede come reagiva alle botte dell’ex marito, durate anni, scoppia a piangere e dice: «Facevo finta di niente, perché c’era il bambino». Ora il bambino non c’è più: l’ex marito se l’è portato in Marocco. Quasi sicuramente non comparirà mai al processo in cui lui, H.E.M., è imputato per maltrattamenti in famiglia. «Mi picchiava – ha raccontato –, mi insultava, mi diceva che dovevo mettermi una minigonna e battere i marciapiedi». Mostra le braccia al giudice: «Questi sono i segni delle ferite che mi ha fatto, con il coltello». Sono passati anni prima che lei trovasse la forza di chiamare i Carabinieri e denunciarlo: dopo il divorzio e dopo l’ennesima sfuriata nella loro casa di Carrù. Il processo per ora è fermo, perché l’imputazione va modificata: si partiva da un caso singolo, e si è scoperto che era la solita punta dell’iceberg. Non è una novità, per questo tipo di processi: della violenza domestica emerge quasi sempre solo una parte, mentre sotto sta un abisso di cose brutte e sommerse.
L’udienza si è tenuta la mattina di giovedì scorso, 28 gennaio, a Mondovì (giudice Coccoli, pm Borgotallo). «Ci eravamo sposati per soldi – ha raccontato la donna –, io facevo l’operaia. Lui non sempre lavorava». Con difficoltà racconta i maltrattamenti: «Eravamo tornati in Marocco e avevamo divorziato, poi io ero tornata in Italia. Una sera, rientrando a casa, ho visto la porta spaccata. Poi è arrivato lui: abbiamo litigato, mi ha colpita, mi ha afferrata per i capelli e mi ha ferita con un taglierino». Un episodio precedente, quello in cui intervennero i Carabinieri: «Mi aveva ferita con un coltello, poi aveva preso una bottiglia di alcol e si era avvicinato alla stufa dicendo che voleva dare fuoco alla casa». Il processo è aggiornato a maggio.
Il marito la picchia e minaccia di dar fuoco alla casa: a processo
Quando l’avvocato le chiede come reagiva alle botte, scoppia a piangere e dice: «Facevo finta di niente, perché c’era il bambino».