«San Biagio chiude e la Fraternità delle Oblate si trasferisce». Inizia così un post su Facebook delle sorelle del Monastero di San Biagio. Dopo le riunioni dei mesi scorsi, a seguito dell’allagamento dei locali, oggi le consacrate annunciano che potrebbero salutare ufficialmente Mondovì: «Per noi, eredi spirituali di padre Guala, si presenta la necessità di lasciare questo monastero per portare le nostre esperienze e continuare il nostro servizio là dove lo Spirito Santo ci indicherà».
Forse però non è detta l'ultima parola. Nelle scorse settimane si è svolto un incontro informale fra le sorelle e il vicario generale della Diocesi, don Flavio Begliatti, per valutare la situazione. «Si tratta di un dialogo fraterno e costruttivo, tutt'ora aperto - afferma lo stesso vicario -, in cui si cercano soluzioni. Nulla di definitivo è ancora stato deciso in merito».
«Fedeli al sensus ecclesiae ci poniamo all’ascolto dello Spirito – scrivono le suore – e ci disponiamo a partire entro settembre. La nostra biblioteca è l'ambiente che permette ad una tradizione di conservarsi fra le varie circostanze della vita. Luogo di formazione spirituale fondata sulla testimonianza patristica, è un punto di riferimento culturale non solo per noi, ma per tutti gli interessati agli argomenti monastici e di dialogo ecumenico e interreligioso».
Nel luglio di quattro anni fa le consacrate annunciarono che il monastero era stato danneggiato da una scossa sismica. Una scossa di cui quasi nessuno si era accorto a Mondovì. Sul posto giunsero i Vigili del fuoco, che effettuarono una serie di verifiche e alla fine sigillarono la cappella e alcuni locali, firmando un verbale di inagibilità. Oggi il problema starebbe in un’infiltrazione di acqua, che avrebbe allagato i locali. La chiesa del Monastero, con i suoi affreschi del 1400, non era però a rischio.
Il Monastero millenario rinato grazie al manager Rai che si fece frate
Priorato benedettino fondato nel 1014 da Eriberto di Morozzo e donato all’Abbazia di Fruttuaria (S. Benigno Canavese), il sito del monastero sanbiagese si è formato intorno ad un oratorio costruito già tra il IX e il X secolo, primo centro devozionale dedicato a S. Biagio. Dopo la partenza dei monaci nel XV secolo, la chiesa è diventata parrocchia ed è rimasta tale fino al 1904 quando è stata edificata la nuova parrocchiale al centro del paese. Allora anche la chiesa è stata usata come fienile dalle famiglie di contadini che ormai da secoli abitavano nel Monastero trasformato in cascina. Artefice della rinascita del monastero fu, nel 1972, frate Filiberto - al secolo l’ing. Filiberto Guala, manager dell’Expo di Torino ‘61 e soprattutto potente amministratore delegato della Rai quando la TV di Stato non aveva ancora concorrenti. La comunità trappista non si allargò oltre fra’ Filiberto, ma il richiamo alla contemplazione proseguì, e continua con le consacrate presenti oggi.
Ulteriori particolari su L’Unione Monregalese del 16 maggio 2018