Il castello di Trinità apre le porte ai profughi

La gestrice del b&b: “Sono in otto, abbiamo dato loro scarpe e vestiti. Hanno alle spalle storie terribili”

Sono in otto, quasi tutti sui venticinque anni e quasi tutti provenienti dalla Costa d’Avorio. Anche a Trinità, da martedì scorso è arrivato un gruppo di profughi, ospitato dal bed & breakfast “Dimora castello dei conti”, all’interno della palazzina neoclassica che sovrasta l’abitato. I rifugiati hanno compiuto la traversata dalla Libia tutti insieme e sono stati assegnati “d’urgenza” alla struttura ricettiva della signora Sonia Campra, visto che attualmente non esistevano strutture convenzionate disponibili. La situazione verrà regolarizzata a luglio, quando saranno assegnate le destinazioni dei profughi in Italia e il gruppo di Trinità potrebbe essere confermato, oppure trasferito. Il b&b trinitese in questi mesi sarà oggetto di lavori di ristrutturazione esterni a cura del Comune, che comprendono il rifacimento del tetto e la tinteggiatura della facciata, e per questo motivo le prenotazioni da parte di turisti stranieri potrebbero calare, lasciando spazio appunto ai rifugiati. «Siamo particolarmente contenti di questa scelta – spiega la signora Campra –, che ci permette inoltre di dare una sistemazione adeguata a questi ragazzi sfortunati. Il gruppo è davvero affiatato, tra di loro si conoscono bene e ognuno ha compiti precisi. I ragazzi sono particolarmente educati, mi aiutano, sparecchiano la tavola e sono particolarmente desiderosi di imparare presto l’italiano, per potersi esprimere. Quando sono arrivati non sono potuti uscire dal b&b per due giorni perché non avevano neanche le scarpe. Ho dato loro dei vestiti, che sono riuscita a recuperare grazie alla generosità di tanti». L’idea della gestrice della struttura, per il futuro, sarebbe quella di assumere un rifugiato che abbia già le carte in regola per poter lavorare, con funzioni di usciere e custode. Hanno tutti storie tremende alle spalle: «Uno dei ragazzi – ci spiega la figlia della signora Campra – ha raccontato che dalla Costa d’Avorio ha raggiunto la Libia circa un anno fa. Poi ha dovuto lavorare sul posto, per guadagnare i soldi che gli servivano per il viaggio della speranza. Durante l’anno di lavoro è stato maltrattato e spesso picchiato in maniera barbara, tanto che ancora adesso ha alcune ferite aperte sulla schiena, da medicare». Gli ospiti del b&b, in larga parte si sono dimostrati “aperti” e molto disponibili, anche se, ci dice la signora Campra: «Purtroppo non tutti capiscono la situazione, un cliente ha disdetto la camera». I profughi sono stati accolti ottimamente anche dall’Amministrazione comunale e il sindaco Ernesta Zucco ha fatto sapere che sono già stati avviati i contatti con la Prefettura per capire se sia possibile stipulare una convenzione che permetta loro di rendersi utili, magari svolgendo piccoli lavoretti per il Comune. Intanto i ragazzi, che parlano francese ma vogliono al più presto imparare a relazionarsi con le persone del posto, trascorrono il loro tempo studiando l’italiano al computer, dialogando e giocando a pallone. In attesa che l’emergenza passi e che, anche per loro, possa tornare il sereno.

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