Acqua: che sta succedendo in provincia di Cuneo?

Un articolo per aiutarvi a capire qual è la portata (enorme) della decisione presa una settimana fa dai sindaci.

Una decisione “epocale”. Lunedì i rappresentanti dei sindaci della provincia di Cuneo hanno firmato un documento destinato a pianificare i costi della nostra acqua per i prossimi 30 anni. Una scelta importantissima. Stiamo parlando di acqua: quella che consumiamo per centinaia di litri al giorno bevendo, cucinando, facendo la doccia o bagnando le piante. La risorsa principale che esista. Da questa scelta possono dipendere i costi delle bollette, le possibilità di aggiustare tubi e fogne, la capacità di intervenire sui guasti. Ecco come sono andate le cose.

Maxi documento: fino al 2048
La decisione di cui parliamo è stata presa dall’assemblea dei rappresentanti dell’Ato (Autorità di ambito) per la gestione dell’acqua. Seduti al tavolo, a votare, c’erano una ventina di sindaci o amministratori che rappresentano la Provincia, le Unione montane o alcuni dei territori cuneesi raggruppati nelle cosiddette “Aree omogenee”. Il documento da votare si chiamava “Piano di ambito” e in sostanza è un piano di interventi che dura dal 2018 al 2048. Lavori alla rete idrica, agli acquedotti, ai depuratori… c’è di tutto. Un programma dal valore gigantesco: si parla di 717 milioni di euro di investimenti.

I NUMERI
717 milioni: l’importo per gli interventi previsti
30 anni: la durata del Piano approvato
250 Comuni: dal 2018 tutti i centri cuneesi dovranno avere un unico gestore

Un unico gestore
La sola cifra dovrebbe far capire che stiamo parlando di una roba grossa. Ma il vero significato sta nella legge che c’è alle spalle di tutta la questione: a partire dal prossimo anno, si dovrà arrivare a un unico gestore per l’acqua in tutta la Granda. Oggi i gestori sono quasi una ventina fra società pubbliche (come Calso e Acda), miste (come MondoAcqua) o private, senza contare altrettanti Comuni che gestiscono l’acqua “in autonomia”. Tutto questo finirà con il 2018 in quando, per legge, tutti i Comuni cuneesi dovranno avere lo stesso gestore. Ecco perché il documento approvato lunedì era fondamentale: determina le linee-guida degli interventi che poi finiranno in mano alla super-maxi-azienda. Alcuni Comuni avevano chiesto una proroga per ridiscutere gli interventi, sostenendo che 717 milioni di euro siano troppo pochi. La media è di 23 milioni di euro di interventi all’anno: molto superiore a quella attuale. Tuttavia, l’incertezza in cui versano oggi i gestori (che, appunto, cesseranno tutti di esistere nei prossimi anni) ha inevitabilmente bloccato gli investimenti. La domanda dunque era: basteranno?

Decisione quasi unanime
Alla fine, il Piano è stato adottato con l’82% dei voti – si votava per “quote”, ogni voto pesava un tot in base alla popolazione del territorio di riferimento e alla sua estensione. Per il Monregalese erano presenti il sindaco di Mondovì Paolo Adriano (che rappresentava un’area che comprende, fra gli altri, i Comuni di Dogliani, Benevagienna, Carrù e altri) e i sindaci Renzo Taravello (Torre, Unione montana Valli monregalesi), Paolo Bongiovanni (Roccaforte, Unione montana del Mondolè) e Valter Roattino (Vicoforte, Unione del Monteregale – unico della nostra zona che ha votato “no”). Molti di quelli che hanno approvato, tra cui anche Mondovì, lo hanno fatto “con riserva”: «Lo ritengo un gesto politico importantissimo – commenta Paolo Adriano –. Chiediamo tuttavia che nei 90 giorni che passano da questa adozione all’approvazione definitiva, i tecnici di Ato diano risposte sugli interventi necessari ma al momento non previsti nel Piano». Di altro avviso Valter Roattino, che parla a nome dell’Unione del Monteregale: «Noi non siamo contrari a prescindere, ma avremmo voluto avere più tempo per esaminare il documento. Inoltre, non credo che si possa fare il bene dei cittadini ragionando su un piano tentennale: è un orizzonte troppo lontano nel tempo».

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