L’immagine e il video che ritraggono Salvini intento a farsi scattare un selfie con in mano il manifesto dal deprecabile contenuto rivolto a profughi e donne di Ormea, si sono diffusi rapidamente e a Ormea il fatto ha suscitato un’istintiva reazione delle donne che hanno lanciato pure l’hastag #ledonnediormea e #iostoconledonnediormea, già fatto proprio da donne e uomini di diverse parti d’Italia. «Chiediamo di essere rispettate – spiegano –. La nostra campagna è appena cominciata e non si fermerà finché non avremo le scuse ufficiali del ministro. Sue e di coloro che hanno scritto quel terribile testo su quel A4. Le donne hanno la testa dura, carattere determinato e arrivano dove vogliono. La nostra disapprovazione parte dai media perché Salvini vi è collegato tutto il giorno. Chiediamo a tutti quelli che si sentono presi in causa, maschi e femmine, di condividere la nostra foto o a loro volta scattarne una». E non sono mancate prese di posizione dai diversi schieramenti politici.
«Salvini fa schifo. Fa schifo il suo sorriso ebete per un cartello che parla di tr***. Fa schifo chi glielo ha scritto e chi glielo ha messo in mano – ha commentato l’on. Chiara Gribaudo (PD) –. Fa schifo leggere un attacco del genere alla dignità delle donne, italiane e immigrate, colpevoli le prime e da inviare ai mariti le seconde. Fa schifo che si attacchi così la città di Ormea solo perché della solidarietà e dell’accoglienza ha fatto un valore, contro la politica disumana di chi vorrebbe renderla un disvalore. Solidarietà al sindaco e alla Giunta, alle cittadine e ai cittadini ormeesi, italiani e migranti. Per ogni azione contro questa vergogna, avete tutto il mio sostegno. Questo schifo noi non lo faremo passare».
Fabio Mottinelli “Fratelli d’Italia Ceva e valle Tanaro”: «Sulla vicenda di Ormea “Fratelli d’Italia Ceva e Valle Tanaro” prende le distanze da un modo di fare politica senza classe e senza stile. Un politico dovrebbe essere esempio per la società. Nel caso di Ormea esprimiamo solidarietà alle donne di Ormea e a tutte le donne, la violenza inizia dalle parole che si usano. Sono recenti gli insulti, durante un dibattito politico, di Olivero Toscani a Giorgia Meloni in quanto donna. La retorica è stata sacrificata sull’altare dello scontro politico e mai, sebbene durante la prima Repubblica le differenze ideologiche fossero molto più pregnanti di quelle attuali, si era raggiunto un livello tanto basso. Dalle convergenze parallele auspicate decenni fa, insomma, siamo davvero arrivati agli insulti a sfondo sessuale. Le colpe, credo, sono di quelli che non hanno difeso un livello minimo di decenza. Ci sono i politici, diventati tifosi e non più statisti, e ci sono tutti coloro che si muovono nel mondo dell’opinione pubblica, incapaci di smarcarsi dall’ansia da audience. Quando è scattato questo meccanismo, qualcosa si è rotto irrimediabilmente».