Diciannove anni fa, in un tour ben organizzato, con due biblisti a tirare le fila, per porsi sulle orme di Paolo e non solo, visitai la Siria, portandomi a casa immagini dal grande fascino soprattutto dopo le soste a Bosra, a Palmira e ad Ebla, nonché dopo un paio di giornate ad Aleppo. Allora al potere c’era ancora l’Assad padre, che occhieggiava da gigantografie sparse un po’ dappertutto nelle città. Non c’era campo per i telefonini di quel tempo, mentre era tutta un’altra dinamicità tecnologica in Libano ove ci si trasferì per altre due giornate. In Siria impressionavano le antenne paraboliche sparse fittissime su tutti i tetti urbani, per captare, chissà, libertà occidentali o news fondamentaliste? Il contesto d’umanità d’attorno era piuttosto circospetto. I contatti erano minimi e tutti un po’ previsti, in ragione del fatto di essere turisti e quindi guardati o con interesse o con freddezza, a seconda. La guida, che era un cristiano, non si sbottonava troppo sul regime, appena qualche battuta, controllatissima. La pressione dell’Islam si avvertiva abbastanza, ma non sembrava soffocante. Solo nell’est, a Deir-el Zor (ora sotto lo Stato islamico), una sera a poche centinaia dall’albergo quattro stelle, andando a cercare i telefoni pubblici, si percepì qualcosa di più di una scostante diffidenza dagli sguardi degli uomini ben caratterizzati nella loro tenuta da appartenenza musulmana. Sì, la percezione di trovarsi dentro un regime forte e fragile insieme era netta. Ed era chiaro che l’equilibrio appariva in tutta la sua precarietà, che poi non ha retto come tristemente sappiamo. Pochi ma consapevoli i cristiani che abbiamo incontrato a Damasco ed a Maalula (ove ricordo nel monastero un affresco dedicato incredibilmente a San Giovanni Battista… rilassato, cioè nell’atteggiamento di colui che ha compiuto la missione e poteva ritirarsi, lasciando spazio al momento di Gesù di Nazaret. Un’idea curiosa ed emblematica era stata per me questa intuizione sulle emozioni del Battezzatore).
Non posso dire di aver pensato allora che la Siria sarebbe precipitata nell’inferno di oggi. Certo, non si respirava un’aria rassicurante, nonostante i ferrei controlli (anzi proprio per questo c‘era da essere allertati). Quella laicità, più o meno di facciata, imposta da Assad non dava l’impressione di reggere a lungo. Ma era, comunque, allora, uno scenario apparentemente accettabile, visto dall’esterno e dall’estero (come se non fosse possibile fare altrimenti; però troppo al di fuori di standard di democrazia come la intendiamo noi). In ogni caso noi si è stati là dodici giorni, poi si venuti via….
Adesso che distruzioni, bombe, gas… con vittime, macerie, rancori, odi, sangue… hanno sfigurato totalmente il volto della Siria, a ripensarci, viene una stretta al cuore. Una nazione lacerata, precipitata nell’inferno, senza prospettive di futuro, terra di scontro tra potenti e tra fanatici, gesti senza pietà, lacerazioni forse insanabili in tempi brevi…
Eppure occorre ripartire dall’incontro e non dallo scontro. Alla convivenza non c’è alternativa, se non l’annientamento dell’altro. Lo insegna Papa Francesco che con coraggio si recherà in Egitto il 28 aprile, facendosi affiancare da Bartolomeo I Patriarca ecumenico di Costantinopoli e dal Papa dei Copti ortodossi Twadros, per sostare al centro teologico islamico Al-Azhar a Il Cairo, ove li attenderà il Gran Muftì egiziano Ahmad al Tayyib: le Chiese d’Occidente e d’Oriente ed il mondo religioso musulmano più autorevole diranno insieme che credono nel Dio della pace, della vita, della fraternità, della misericordia…. Rigettando ogni fondamentalismo ed ogni fanatismo. Le religioni sono per l’uomo e non contro altri uomini od altre fette di umanità. Sono orizzonti di civiltà da riscrivere, con forza, lucidità e coraggio. Da parte di tutti, ed in ogni situazione ormai, in un mondo globalizzato da tutto, anche dalle involuzioni e dalle sconfitte della religione impazzita.
I fanatismi da smontare
Alla convivenza non c’è alternativa, se non l’annientamento dell’altro. Lo insegna Papa Francesco che con coraggio si recherà in Egitto il 28 aprile