La Pasqua che non sta nell’uovo di cioccolata o nella colomba farcita

Ci sono ponti e non muri da costruire, ci cono passi di tolleranza e di giustizia da far avanzare, ci sono gesti di solidarietà e di speranza da porre… E’ la Pasqua da completare nell’oggi.

Siamo entrati nella Settimana santa, con addosso una manciata di news che gelano il cuore e fanno impressione, per gli attentati di Stoccolma in Svezia, di Tanta ed Alessandria in Egitto, nonché per la stage di civili e di bambini in Siria con l’uso micidiale di armi chimiche, quindi per la reazione di Trump con i suoi missili Tomhawack che hanno aggiunto altri brividi… E ci stringiamo, da credenti, attorno alla memoria viva ed anche accorata del Signore Gesù, perseguitato, tradito, consegnato ai potenti di questo mondo, torturato, condannato ingiustamente, mandato su un patibolo orrendo come la croce, tra lo smarrimento dei suoi, ma risorto il terzo giorno. E’ la fede decisiva per i cristiani. E’ il punto determinante, su cui poggia tutta la testimonianza, la scelta di vita, il cambio di passo, vincendo ogni tentazione disfattista, inumana, atroce… come invece viene punteggiata in negativo la storia di ieri e di oggi. Insomma davanti alla croce ed al sepolcro vuoto può e deve iniziare un’altra storia, nonostante tutto. In particolare a Pasqua. Un momento prezioso per chi è credente. Una ricorrenza primaverile per tanti. Scontato che ci si riferisca in diverso modo a questi appuntamenti fissati nel tempo. Tutto dipende da quanto passa nel cuore. Certo non sono ininfluenti le tradizioni, le consuetudini, le memorie di un passato in cui la Pasqua appunto incideva fortemente nel contesto sociale d’attorno. Insomma si percepiva diffusamente che si era dentro giorni di grande richiamo spirituale (e non solo). Oggi si va verso una scelta piuttosto consapevole ed evidente. Il credente, nella comunità cui appartiene, vive il Triduo pasquale come il cuore dell’anno liturgico, nella convinzione che in quanto discepolo del Signore morto e risorto non può non “fare Pasqua” pure lui, rimettendosi sulle orme di Gesù di Nazareth, nei passaggi cruciali dell’sto finale della sua esistenza terrena. Sono tornanti impegnativi ma di valore. E’ tutto un fare memoria viva di Colui al quale si affida la propria vita, perché si rivela come il Signore che salva, consola, dà speranza. Si rivive la “Cena del Signore” in cui il Maestro ai discepoli mette tra le mani l’Eucaristia, pane e vino che esprimono il mistero di una Presenza decisiva, facendo sentire tutti fratelli alla mensa rivelatrice del dono unico di Colui che si speso fino in fondo. Si ripercorrono i momenti tragici della Passione di Gesù di Nazareth, con la terribile morte in croce tra i malfattori. Si veglia in attesa di riconoscere il Risorto e sentirsi da Lui coinvolti nella vita nuova generata dal Battesimo. Si fa festa attorno al Signore, al Vivente, a Colui che non muore più… con il sepolcro vuoto, lasciato alle spalle. E’ il nocciolo duro della fede. Tutto nasce di lì. Merita davvero di dedicarvi un Triduo, con il tempo dovuto. Insomma ben di più di una colomba di pasta e di un uovo di cioccolata… Ci sono ponti e non muri da costruire, ci cono passi di tolleranza e di giustizia da far avanzare, ci sono gesti di solidarietà e di speranza da porre… E’ la Pasqua da completare nell’oggi.

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