Tre su dieci

Le nostre città e comunità sono piene di gente che, magari nel silenzio, non ce la fa.

Lo strabismo di tanti, con la complicità mediatica che silenzia o minimizza o trascura certi spaccati di umanità, rischia di contagiarci, sottraendoci ad uno sguardo consapevole su quanto urge attorno a noi. Se è vero – come si dice da più parti, anche autorevoli – che il grado di civiltà di una società si misura dal rispetto che ha per gli anziani, resta altrettanto emblematico il tasso di attenzione e di preoccupazione che si ha per i poveri. E sì perchè di gente che non ce la fa sono piene le nostre città e comunità. Magari nel silenzio, dietro le quinte, in un riserbo che nasconde guai seri, appena all’angolo di casa. La Caritas ci dice che gli italiani in povertà assoluta, cioè senza reddito certo, sono aumentati da 1,8 milioni nel 2007 a 4,1 milioni nel 2015. Un dato che equivale ad oltre due milioni di famiglie. Insomma in otto anni la povertà ha più che raddoppiato le sue vittime. Mentre i fondi stanziati per le politiche sociali si sono ridotti anzi dimezzati, da 3,17 miliardi nel 2008 a 1,23 miliardi nel 2015. Cifre che parlano da sole, che dicono di scelte molto discutibili, che ricadono sulla pelle delle persone più deboli e meno tutelate. Nonostante le parole enfatiche che si sentono, a proposito della crisi che sarebbe superata e che avremmo alle spalle.

E neppure nell’immediato futuro si scorge una qualche inversione di tendenza. E’ stata la Cisl nazionale a sollevare il velo impietoso su quanto si trova nella Legge di stabilità sul fronte della povertà. C’è chi ha subito battezzato questa pesante carenza come un… povero piano per lasciare la povertà dove sta, senza contrastarla più di tanto. Infatti per i due milioni di famiglie sull’orlo della povertà assoluta sono previsti, quest’anno, 600 milioni di euro. Il che significa – calcolatrice alla mano - provvedere ad appena 280 mila di queste famiglie in affanno totale. E le altre? Ma non è tutto, sembra che si siano posti dei paletti – magari anche doverosi ma mortificanti per chi è tagliato fuori – secondo cui, per avere un aiuto da questi stanziamenti, occorre che la famiglia aderisca ad un “Progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa”, contando anche la presenza di figli minori. E le famiglie con gli anziani e gli anziani soli o quasi, esclusi dal mercato del lavoro? La Cisl fa una previsione nera e sconcertante: comunque sia, guardando in avanti, stando a queste politiche, si penserà ad appena “tre poveri su dieci”. Non una gran prospettiva.

Così si apprezza sempre di più il gesto di tanti, tra noi, che alla domenica, in questa Quaresima, portano in chiesa, ove c’è la “cesta della solidarietà”, pacchi di alimenti da mettere a disposizione di chi non ce la fa davvero più. Però su questa emergenza, oltre al buon cuore di tanti, occorre che scenda in campo una qualche decisione di fondo, strutturale, che si faccia carico delle persone in difficoltà estrema. Dando un po’ di stabilità. Insomma stiamo cercando ed aspettando una società meno diseguale.

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