C’era una volta il cemento. Icona di decenni passati, quando l’edilizia sembravano fosse il simbolo stesso del progresso italiano. E poi, un bel giorno, è cambiato il mondo. La crescita si è arrestata, l’esigenza di nuove case è sparita, la voglia di posare mattoni ha lasciato il posto a una più attenta ed ecologica consapevolezza del consumo del suolo. E, comunque, dove non è bastata la mentalità green, ci ha pensato la crisi economica a fermare i cantieri. E allora che succede? Succede che chi ha in mano un terreno edificabile, ha rinunciato da anni a tirarci su anche solo un muro. Tanto che è cominciata la ritirata: marcia indietro, andiamo a chiedere che i terreni tornino a essere agricoli. Il Comune si prepara a varare una nuova “variante” per andare incontro a chi vuole rinunciare edificare.
NUOVA “VARIANTE STRALCI”
La chiamano “variante stralci”. Spiega l’assessore all’Urbanistica, Sandra Carboni: «Nei primi mesi del 2020 vogliamo portare in approvazione una variante al Piano regolatore finalizzata ad accogliere, se ammissibili, tutte le richieste di riconduzione all’agricolo dalla variante precedente in poi. Gli uffici ci stanno lavorando». Si tratta di terreni, prevalentemente in periferia o nelle frazioni, che fino a oggi erano classificate come aree edificabili e che un domani torneranno a essere aree agricole. Di quanti terreni parliamo, e di quanta cubatura in meno? «Impossibile dirlo ora – afferma la Carboni –, perché gli uffici hanno appena iniziato la verifica di ammissibilità delle richieste. Ultimata questa fase, a gennaio, lo sapremo».