Davvero una folla incontenibile, nella pur ampia chiesa parrocchiale di S. Caterina di a Garessio Ponte, per l’addio all’amato parroco don Aldo Mattei, deceduto improvvisamente all’età di 72 anni, in casa, colpito da un malore fatale. Moltissimi i ragazzi ed i giovani, numerose le famiglie e poi tante persone commosse, provenienti da una decina di comunità parrocchiali in alta val Tanaro affidate alla sua valida e determinata azione pastorale, a cui stanno dando un aiuto prezioso i sacerdoti ucraini p. Alessio e p. Michele. Un applauso scrosciante e prolungato al termine della Liturgia mentre il feretro è passato nella navata centrale ed ha sostato sul piazzale già gremito dai tanti preti presenti e dai ragazzi delle parrocchie. Ha presieduto il vescovo mons. Egidio Miragoli, a tratti con la voce segnata dalla commozione percepibile. «Siamo qui riuniti dalla fede in Dio, dall’affetto e della stima che ci legano a don Aldo, che inaspettatamente ci ha lasciato – ha introdotto il vescovo –. Vogliamo, in Dio, trovare consolazione e pregare per don Aldo, che crediamo vivo in Dio. La sua vita è stata laboriosa; la sua testimonianza di cristiano e di sacerdote ha fatto bene a tutti noi, ma particolarmente a voi, suoi parrocchiani, che più di altri avete condiviso con lui il tempo, l’amicizia, le fatiche. Ci sentiamo vicini anche i fratelli ed agli altri familiari, porgendo le condoglianze. Il dolore del distacco sia colmato dai ricordi di tanti momenti belli condivisi; la nostra preghiera esprima ora la nostra riconoscenza. Su tutti noi invochiamo la misericordia di Dio».
Il sindaco prof. Ferruccio Fazio, con la fascia tricolore, ha proclamato la prima lettura. Era presente anche il designer garessino Giorgetto Giugiaro.
«Un’altra tragedia, un altro sgomento profondo, la morte di don Aldo – ha esordito il vescovo nell’omelia –; perchè come avete detto ieri sera voi giovani nella Veglia di preghiera: “Avevamo ancora tante cose da fare insieme, tanti obiettivi da raggiungere”. Ancora una volta i piani misteriosi di Dio ci mettono a dura prova, ci tolgono un amico, un uomo di valore, un sacerdote generoso e buono. E a noi tocca iniziare ad attraversare il deserto della sua assenza, con le armi che abbiamo: il ricordo riverente, la fede, la determinazione ad onorarne la memoria». Quindi mons. Egidio Miragoli ha riassunto brevemente le tappe principali della sua vita e del suo ministero, definendole “le tracce su intrecci misteriosi di sentieri: il dono di Dio, la sua chiamata, e la risposta generosa di un credente sincero”. Quindi ha parlato di don Aldo come di un “artigiano di comunione e di fraternità” nelle comunità cui si dedicato generosamente e pazientemente. “Confesso – ha confidato il vescovo – che venire da lui, a celebrare o a cena, o per un camminata nel bosco, mi faceva sentire a casa, e mi faceva bene”. Ancora ha evidenziato il suo stile di “uomo semplice e concreto” amando stare con la gente, ma anche amando “andare, solo, per i boschi, in montagna. Lo sappiamo tutti, era uno strepitoso cercatore di funghi e di tartufi…!”.
Infine l’ha ricordato come un prete totalmente dedito, con la passione per il lavoro educativo al fianco delle nuove le nuove generazioni”, per cui spendeva energie e tempo, in una testimonianza che lasciava il segno soprattutto tra i ragazzi e gli adolescenti.
Il testo integrale dell’omelia, con le testimonianze dei ragazzi nel corso della Veglia, sulle pagine de “L’Unione” cartaceo di mercoledì 21 giugno.