Padre Ermanno Savarino nuovo superiore della Certosa di Pesio

CAmbio al vertice del polo spirituale chiusano: «la forza della Certosa sta nella sua natura di accoglienza. Può essere un formidabile "Ospedale da campo"»

Cambio al vertice della Certosa di Pesio, affidata ai Missionari della Consolata: dopo diversi anni padre Daniele Giolitti, sarà destinato ad altri incarichi in giro per il mondo. Nuovo superiore della Comunità missionaria della Consolata sarà padre Ermanno Savarino, 46 anni, nato a Canale d’Alba e cresciuto a Chieri, che guiderà il polo spirituale nei prossimi anni. «Vengo da una famiglia piccola, sono figlio unico – racconta –, cresciuto normalmente in un’educazione religiosa semplice, con l’esempio di persone generose, aperto agli altri. Sono cresciuto attivo nella comunità di Chieri come animatore e catechista, con la fortuna di essere in un gruppo di amici che, oltre a essere persone impegnate, eravamo tutte persone alla ricerca del proprio ruolo nella vita. Questo percorso lo abbiamo fatto insieme al nuovo parroco, Gilberto Garrone, una figura giovane. La mia vocazione è maturata negli ultimi anni dell’Università. Avrei voluto fare il medico, poi in continuità con gli studi fatti ho considerato la possibilità di una vita consacrata al servizio degli altri. Oggi la rileggerei con l’espressione di papa Francesco, dalla “Evangeli Gaudium”: «Chi ha scelto di essere per gli altri e con gli altri ». È un’espressione che dopo quasi 12 anni di sacerdozio rileggo e sento particolarmente mia». Il percorso di Ermanno Savarino comincia proprio con un periodo di ritiro alla Certosa di Pesio: questo nuovo incarico a Chiusa Pesio dopo tanti anni trascorsi in giro per il mondo, e quindi a tutti gli effetti un “ritorno a casa”. «Dopo la Giornata Mondiale della Gioventù nel 2000, ho incontrato i Missionari della Consolata, nel corso di un ritiro proprio alla Certosa di Pesio. L’avevo scelta grazie ad alcuni amici dell’Università provenienti da Cuneo. Avevo partecipato al “Deserto Giovani”, iniziativa che ancora oggi si continua a fare. In questo ambiente, attraverso una maturazione di fede, ha preso spazio l’idea della vita consacrata. Sono terribilmente grato in particolare ai Missionari della Consolata per avermi insegnato a leggere la Parola di Dio, a capire che parla alla vita». Savarino entra in Seminario nei Missionari della Consolata, rinunciando alla prosecuzione del progetto di ricerca con cui si era laureato all’Università di Torino, una ricerca sulle chiese scomparse di Chieri. Il progetto avrebbe potuto proseguire presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ma Savarino prende un’altra decisione. Prima dell’ordinazione, fa un’esperienza nella missione di Salvador de Bahia. Dopo il noviziato a Brescia e gli studi teologici, viene ordinato a Chieri nel 2011. I primi quattro anni di ministero trascorrono in una Comunità in Veneto, vivendo e lavorando insieme con i laici missionari, successivamente, la Congregazione incarica padre Ermanno di fondare una comunità formativa a Cacém, alla periferia di Lisbona in Portogallo, in seno alla quale è nata un’esperienza di persone in difficoltà, per un periodo di ben sette anni. «Quella a Salvador e stata una delle esperienze più belle della mia vita – ricorda padre Ermanno –. Era un mondo completamente al contrario, che funzionava con regole tutte sue. Camminare con la gente, entrare poco per volta in sintonia con le persone e sentirmi a casa e una cosa unica. In Brasile, come in Portogallo, ho capito profondamente che la Missione non ha destinatari: è vivere il Vangelo insieme agli altri. La buona Novella sin dagli inizi è stata consegnata tra vicini di casa. La mia idea di Chiesa e vita religiosa è una Chiesa aperta. Se abbiamo una vita che ha un senso, è perché sa di Vangelo. La nostra prima preoccupazione deve essere vivere autenticamente, non anzitutto testimoniare, quello viene di conseguenza».

Padre Ermanno Savarino guiderà la Certosa di Pesio nei prossimi anni. «La Certosa ha una storia evidente, una più antica che è la ragione per cui è nata, ovvero la presenza monastica e contemplativa. Poi c’è un’anima che continua, nonostante tutto, attraverso la comunità missionaria. Questo luogo, con caratteristiche uniche e una storia densa di spiritualità, è a disposizione di chi vuole condividere con la comunità missionaria la ricerca di Dio, nella natura, nel silenzio». Il grande tema è come la Certosa può essere casa di spiritualità oggi: «Il panorama sociale ed ecclesiale è sicuramente cambiato – dice ancora padre Ermanno –. Ricordo un’espressione di papa Francesco: la Chiesa come “ospedale da campo”. Ovvero è uno spazio di Chiesa non alternativo ma accogliente, dove chiunque sia in ricerca possa approdare e sentirsi accolto. L’ospitalità qui e spazio di incontro e questa è la cosa che mi sembra più significativa. Questo non è solamente un monumento, ma anche una casa». Oggi la Certosa porta avanti diverse attività: prosegue il nucleo delle “Scuole della Parola”, che sono proposte da trent’anni, oltre ai corsi di “esercizi spirituali”, le “Settimane bibliche”, i convegni e gli incontri per le famiglie. «Sono tutte proposte che vanno avanti da diversi anni, ma potranno nascerne di nuove – commenta padre Ermanno – c’è spazio anche per una diversificazione. Mi piacerebbe che la Certosa continuasse ad essere un punto di riferimento per i giovani come lo è stata in passato. Credo che per fare qualche cosa per i giovani occorra farlo con loro. Si tratta di creare spazi di relazione e di fiducia, in cui si pensano e si fanno cose insieme. C’è una differenza generazionale enorme: la soluzione e “costruire insieme”. La Certosa oggi e un ambiente con un’identità caratteristica, quella di una comunità missionaria che la abita: mi piacerebbe che potesse continuare ad essere “casa” per tutti coloro che ricercano un senso più profondo della vita, spazio di Vangelo e di missione per questa chiesa e per questo territorio».

In Certosa di Pesio un concerto tra Italia e Francia, sabato 23 settembre

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