Dalla Francia a Roma… a “passo d’asino”, sperando di incontrare il Papa

Charlotte e Céleste stanno percorrendo l’Italia su un carretto trainato da due asinelli. Qualche giorno fa sono passati a Mondovì, a Bastia e a Niella Tanaro, tra gli sguardi rapiti dei passanti

A sinista, Charlotte e Céleste in viaggio verso Mondovì e, a destra, durante la pausa a Bastia

Dalla Francia a Roma… a “passo d’asino”, nella speranza di poter incontrare il Papa. È questa la storia di Charlotte e Céleste, due giovani francesi che stanno percorrendo l’Italia proprio in questi giorni, a bordo di un piccolo calesse trainato da “Cyndel” e “Balthazar”, due splendidi asinelli, un maschio e una femmina, loro unici compagni di viaggio insieme a “Taiga”, un socievole pastore tedesco. Niente tecnologia, soltanto uno smartphone attraverso il quale documentano giorno per giorno la loro esperienza sul canale YouTube “Bunker Sauvage - Vlogs d'un Survivaliste”, che è anche la loro unica forma di sostentamento. Vestiti con abiti d’altri tempi, sempre sorridenti, prediligono le strade secondarie, magari sterrate, e vivono la vita appieno, ogni istante, assaporandola lentamente, fermandosi di tanto in tanto per apprezzare un panorama, un tramonto, o per scambiare quattro chiacchiere con le persone che incontrano strada facendo. Venerdì 22 settembre, dopo aver passato la notte lungo il lago di Pianfei, hanno attraversato senza fretta il centro di Mondovì, a Breo, risalendo poi a Carassone (dove hanno spiegato di aver finalmente potuto gustare una vera pizza italiana) e proseguendo per Bastia e Niella Tanaro, tra gli sguardi stupiti e affascinati dei passanti.

A Bastia, Charlotte e Céleste hanno fatto tappa nella parte alta del paese, proprio mentre i ragazzi stavano uscendo da scuola, nel pomeriggio. Si sono fermati qualche minuto, salutando i bimbi e chiedendo ad un residente un po’ d’acqua per abbeverare gli asinelli. «Eravamo tutti incantanti – racconta una signora di Bastia che li ha incontrati –. I bimbi che stavano uscendo da scuola, nel vederli, sono rimasti di stucco: rapiti, ammutoliti. Sembrava di vivere in una fiaba. Ci hanno salutati e abbiamo scambiato qualche battuta con loro, prima che ripartissero. Non parlavano molto bene l’italiano, ma ci hanno trasmesso grande pace, gioia e serenità. È stata un’esperienza emozionante».

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