Mons. Crociata, vescovo di Latina, a Mondovì, sulle sfide urgenti in Europa

L'intervento in città del presidente Comece - Commissione degli espiscopati dell’Unione Europea

Interessante l’approfondimento condiviso da mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e presidente della Comece (Commissione degli episcopati dell’Unione Europea), giovedì mattina, in Sala delle Lauree presso il vescovado (rinnovato con una poderosa opera di restauro), a Piazza, per una mattinata di aggiornamento programmata per sacerdoti e diaconi, sul tema di attualità “Volti del cristianesimo in Europa”, nell’intento di ricavarne uno sguardo sul futuro, su cui essere allertati e consapevoli. Infatti la realtà europea sotto il profilo religioso ha specifiche connotazioni che rivelano connotati storici, ma anche sociali e quindi spirituali. E mons. Crociata con un’essenziale e ragionata geografia delle situazioni diverse in seno al vecchio Continente ha disegnato il puzzle delle situazioni differenziate per quanto riguarda la rilevanza dell’aspetto religioso, con il pressante fenomeno della secolarizzazione nelle sue varie sfaccettature, dentro una articolata cultura occidentale, partendo dalle opzioni dell’essere praticante, del professarsi non praticante e del ritrovarsi senza religione. Il dato rilevante è quello che vede prioritario il gruppo dei non praticanti, con la vitalità della fede cristiana che va stemperandosi, tendendo a spegnersi. Ed intanto si respira un contesto multi-culturale e multi-razziale (al 10% è l’immigrazione in Europa), mentre certi Paesi (l’Italia in particolare) patiscono una forte denatalità. Tutto questo – ricorda mons. Crociata – ha il sapore di una sfida o di una provocazione, in un… giorno – religiosamente parlando – che va morendo ma ha ancora tante ore di vita in cui sostare, citando “Pomeriggio del cristianesimo. Il coraggio di cambiare” di Tomas Halik. E sono stati richiamati passaggi cruciali come quello dell’uscita dalla cristianità di stampo tridentino, con una società che tende a fare a meno dell’apporto religioso… imponendo un cambiamento profondo, con la prospettiva reale di cristiani di minoranza e di scelta. In cui soppesare la pietà popolare, facendo attenzione alle strumentalizzazioni geopolitiche dei simboli religiosi quali simulacri del passato, con la china del tradizionalismo in agguato.

Mons. Crociata si è soffermato molto sull’esperienza francese in cui sono state praticamente polverizzate le parrocchie d’antàn o sulla realtà desolante del Belgio cristianamente tendente al deserto. In piedi ci sono reti di collaborazione, di ascolto, di preghiera, di fraternità, con il persistere di pieghe tradizionaliste o con lo spazio che sembra prendere un’onda più carismatica. La grande tentazione dello scoraggiamento va affrontata a viso aperto, senza rifugiarsi nel passato e senza indulgere sulle attese e la mentalità di oggi assecondando le mode, cedendo al consumismo, rintanandosi nel privato, assumendo quella che Papa Francesco chiama la “mondanità spirituale”. Si tratta invece di cogliere ed accompagnare i fedeli che ancora sono presenti e poi c’è da cercare i cercatori di senso e si risposte, a cui prestare tempo, ascolto, paziente dialogo. E questa non è impresa facile né da assumere in solitaria. Alla base di tutto la gioia della fede che apre all’altro con coraggio. Perchè il cristianesimo o è attrattivo o non…è!

E l’attenzione all’oggi anche da studiare, nonchè l’attitudine sinodale sono percorsi da frequentare, motivati da due capisaldi (indicati dal teologo C. Theobald): l’essenziale della fede e l’altro da ospitare. Questo uno stile credibile per la Chiesa di questi tempi sfidanti.

La mattinata si è chiusa con un bel dialogo in cui sono intervenuti alcuni sacerdoti con domande e puntualizzazioni.

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