Il cavallo di Napoleone: l’ultima impressionante opera, di Franco Alessandria

La scultura affonda le sue radici in un sogno d'infanzia, durante un periodo sofferto, che l'artista ci ha raccontato. "Marengo" ora verrà esposto a Cherasco, per la rievocazione storica del prossimo week-end

L'artista Franco Sebastiano Alessandria, con la sua ultima opera: "Marengo"

L'ultima opera dell'artista Franco Sebastiano Alessandria trasmette una potenza e, allo stesso tempo, una vitalità disarmanti. Ricoprendo la struttura in ferro con una speciale malta cementizia, l'autore questa volta stupisce davvero il pubblico, plasmando "Marengo", il leggendario cavallo di Napoleone, a grandezza naturale. Lo splendido animale è riprodotto mentre cammina, con aria fiera, nobile, austera. I muscoli e le vene, guizzano sotto la pelle. La schiena, leggermente inarcata verso sinistra, lascia esposto il costato destro. Lo sguardo, severo e allo stesso tempo incuriosito, scaturisce da occhi intensi. Nulla è lasciato al caso. Da osservatori, al suo cospetto, abbiamo avuto subito la tentazione di allungare una mano per accarezzarlo, frenati soltanto dal timore irrazionale che l'animale potesse effettivamente, da un momento all'altro, prendere vita. Unico "vezzo", che permette a chi guarda di distaccarsi per un momento dalla realtà; la criniera e la coda, ricreate con antiche chiavi in ferro, "marchio di fabbrica" delle opere di Alessandria.

Una scultura "potente", di sicuro impatto, che porta con sé anche una storia da raccontare, legata ai ricordi d'infanzia dell'autore. Anni non facili per lui, che lo hanno segnato e "forgiato" e che, in ogni caso, lo hanno portato ad essere, oggi, quello che è.

Il cavallo di Napoleone: un sogno di bambino, che diventa realtà
«All'età di tre anni, sono stato portato a Cherasco, al "Gallaman", un collegio per orfani, condotto dalle gentili suore Somasche – racconta Alessandria –. Facevamo molte passeggiate; una di queste conduceva al castello, dove ancora oggi si possono vedere file di platani secolari. Di fronte al castello, c'era un grande platano, con un grosso ramo semi spezzato, sorretto da un sostegno in legno. La favola che raccontavano le suore diceva che a quel ramo era stato legato il cavallo di Napoleone. Il destriero, a forza di tirare e dare di matto, aveva quasi spezzato quel grosso ramo. E, si sa, la fantasia dei bambini, vola e sogna. Dopo oltre mezzo secolo, la favola e il sogno si sono realizzati, in questo stallone bianco, di Napoleone».

Sabato 20 aprile, il cavallo lascerà l'abitazione di Piozzo dell'artista, per raggiungere Cherasco, dove resterà esposto al pubblico. Giusto in tempo per il prossimo week-end, quello del 27 e 28 aprile, durante il quale la città ospita una serie di eventi ed una grande rievocazione napoleonica in costume.

La storia di "Marengo": il cavallo prediletto di Napoleone
"Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?" Da bambino ognuno di noi l'ha chiesto almeno una volta nella vita a un amico, per gioco. Ma il cavallo di Napoleone era davvero bianco? Non proprio: il cavallo più famoso di Napoleone era di un colore grigio chiaro – spiegano su Geopop –. Dei tanti cavalli che ebbe Napoleone, il più famoso e amato è stato un piccolo cavallo arabo, di nome "Marengo". Il futuro imperatore amava l'animale: non troppo imponente, agilissimo, forte e resistente. "Marengo", apparteneva proprio a quest’antica ed elegante razza. Fu acquistato dall'imperatore francese durante la campagna d’Egitto contro gli Ottomani (1798-1801), e venne descritto come docile, non molto grande e di colore grigio chiaro. Il suo nome gli venne dato in seguito a una delle più strepitose vittorie della carriera militare di Napoleone, la battaglia di Marengo, vicino ad Alessandria, in Piemonte. Qui, il 14 giugno del 1800, si tenne uno degli scontri decisivi contro gli Austriaci che, venendo sconfitti, dovettero cedere a Napoleone gran parte dell’Italia settentrionale. Il nome del cavallo è quindi associato a una delle vittorie militari più iconiche del condottiero francese. Assieme ai suoi altri destrieri, Napoleone ebbe "Marengo" al proprio fianco nel corso di tutte le successive campagne militari, in giro per tutta Europa. L'animale sopravvisse alla disastrosa ritirata in seguito alla campagna di Russia nel 1812-1813 e condusse il suo padrone anche nel corso della sua ultima grande battaglia, quella di Waterloo del 18 giugno 1815. In seguito alla sconfitta, Napoleone dovette fuggire, abbandonando alle forze anglo-olandesi e prussiane, vincitrici dello scontro, la sua intera scuderia. "Marengo" venne catturato dai britannici, che lo portarono in Inghilterra. Già abbastanza avanti con gli anni, il cavallo venne tenuto a riposo in diverse scuderie, dove si accoppiò e diede origine a una vera e propria discendenza. Morì nel 1831, dieci anni dopo Napoleone. Il suo scheletro è tuttora custodito al National Army Museum di Londra.

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