“Andiamo dai nostri defunti almeno con la volontà di dare il meglio di noi nei giorni che rimangono”

Il vescovo Egidio al Cimitero urbano di Mondovì per la Messa di Ognissanti. La liturgia accompagnata dalle note della Banda musicale cittadina

Il vescovo mons. Egidio Miragoli ha presieduto l’Eucaristia al cimitero urbano di Mondovì, domenica 1° novembre solennità di Ognissanti, con una sosta di preghiera presso la lapide che ricorda i defunti della Bada musicale cittadina, prima della Messa. Lo stesso complesso bandistico ha suonato in modo appropriato, coinvolgente e suggestivo accompagnando la celebrazione della liturgia eucaristica vissuta in piena osservanza delle misure anti-contagio.
“Sono due giorni, il primo e il secondo di novembre, cui la liturgia assegna una tinta e un valore particolari - ha detto il vescovo nell’omelia -. Sono giorni cari ai nostri sentimenti più intimi, che mescolano la riverenza dovuta ai Santi e quella dovuta ai defunti, forse nell’inconscia certezza che le due categorie spesso coincidano. Quest’anno, poi, in questo anno doloroso e difficile, che ancora non sembra avere terminato di riservarci la sua durezza, tutto assume un valore ancora più profondo e intenso. La festività dei defunti ci tocca in maniera particolare. Quanti ne abbiamo pianti, in questi mesi! E quanto frettolosamente, in riti ridotti al minimo, in una solitudine prima nostra che loro. Una malattia subdola ce li ha portati via e ha sparso il lutto in tante famiglie e in tante comunità. Li pensiamo con rimpianto e affetto, preghiamo per loro, invochiamo da loro intercessione e aiuto. Ma perché lo sgomento non si impossessi di noi, una consolazione, anzi una risposta ci deve venire dalla giornata di Tuti i Santi, da questo oggi che pure stiamo celebrando e vivendo. Cosa opponiamo alla morte? Che senso diamo al ricordo dei nostri cari defunti? Esattamente questo: la determinazione a essere santi, a usare bene il tratto di vita che a loro è stato misteriosamente sottratto e a noi è ancora concesso; a vivere in pienezza il tempo, anche se è un tempo difficile. O proprio perché è un tempo difficile. Quando serve maggiormente la santità, infatti? Quando la vita si complica, quando gli istinti egoistici potrebbero prevalere, quando gli inetti e i malvagi più malvagi e più inetti diventano, spinti dalla paura. È allora che il cristiano deve essere santo, giusto, mite e coraggioso ad un tempo, e poi misericordioso, pacifico, puro di cuore e assetato di giustizia, ben saldo sulla strada delle Beatitudini e testimone fiero dell’altezza dei suoi ideali e della sua fede”.
“Cerchiamo, allora, nella giornata di oggi la dignità necessaria per vivere al meglio quella di domani - ha concluso il vescovo Egidio -. Andiamo dai nostri defunti almeno con la volontà, la promessa di dare il meglio di noi nei giorni che ci rimangono. Preghiamo sulle loro tombe sussurrando l’impegno delle nostre vite a risplendere di rettitudine, generosità, impegno. Il contagio diffuso e inarrestabile - almeno fino ad ora - ci insegna anche la caducità della vita: ragione in più per viverla nobilmente, senza ombre, consapevoli della sua grandezza, come dono di Dio, qui sulla terra, in attesa di viverla pienamente, con Lui, in cielo”.

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