Arrestati i gestori del Centro accoglienza di Beinette

Confiscato un immobile sito a Savona del valore di circa 190 mila euro: cifra che gli indagati avrebbero evaso sfruttando i migranti a paghe da 200 euro al mese con turni di lavoro da 11-12 ore al giorno, senza riposo

Arrestati i gestori Centro accoglienza Beinette

Arrestati i gestori Centro accoglienza Beinette per sfruttamento del lavoro. Illustrati questa mattina, al Comando provinciale dei Carabinieri di Cuneo, i dettagli dell'operazione della Procura della Repubblica di Cuneo e condotta dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro.

I lavoratori erano costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, con la promessa di un contratto e un compenso sui 200 euro al mese. Sette giorni su sette, senza riposo né giorni di ferie. Ai domiciliari è finita una coppia di coniugi di nazionalità cinese, marito e moglie di 43 e 44 anni, gestori del Cas (centro di accoglienza migranti), che, fino alla chiusura di inizio giugno scorso, aveva sede nell'hotel in paese. I proprietari dirigevano anche altri centri di accoglienza, come a Robilante e a Montoso (quest'ultimo aveva chiuso i battenti nel corso dello scorso anno). La misura cautelare è già stata eseguita (da luglio a settembre), con l'ausilio anche del braccialetto elettronico.

Sono cinque i casi seguiti da vicino, tutti su ragazzi giovani (dall'85 al '90) di varia nazionalità: Mali, Senegal e Ghana. L' indagine è partita dalla testimonianza di un richiedente asilo in commissione. È stato inoltre confiscato il compendio aziendale e un appartamento nel Savonese del valore di 191 mila euro.

Al momento della chiusura, erano ospitati nella struttura ben 24 ragazzi:  alcuni di questi erano poi finiti ricollocati in altri Cas (anche in altre regioni), mentre chi aveva già un regolare contratto di lavoro e un reddito aveva dovuto cercarsi una casa in affitto.

L'attività di indagine, coordinata dal Procuratore Capo di Cuneo, dott. Onelio Dodero, si è consolidata con l'emissione di una misura cautelare a carico della coppia. Lei era titolare di un hotel- ristorante sito a Beinette e lui il suo coadiuvante. Entrambi sono ritenuti responsabili di sfruttamento della manodopera continuata ed in concorso tra loro (il reato è previsto dall'art. 603-bis del codice penale, più comunemente noto con il termine "caporalato").

La ditta in questione, oltre al ristorante cinese, gestiva anche un hotel successivamente adibito a Cas, dove alloggiavano i richiedenti asilo. I più "fortunati" potevano disporre formalmente di un contratto di lavoro part time di 20 ore settimanali, con una retribuzione di circa 200 euro al mese che veniva corrisposta solo a seguito delle insistenti richieste dei lavoratori stessi.

L'approfondimento sull' "Unione Monregalese" del 23 ottobre 2019

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