“Amaranta” in greco sta per “ciò che non appassisce mai”. È il nome che hanno scelto “Fede”, Giovanna, Paola e Andrea per creare la loro associazione umanitaria, che opera a 6mila chilometri di casa, in mezzo ai bimbi di Djougou, nel Benin, Africa Occidentale.
«Non vediamo più la figura del volontario come di colui che può offrire quella parte in più del proprio prezioso tempo, ma come di chi ha deciso, eliminando confini, di non distinguere neanche più tanto fra partenza e arrivo. Condensiamo il “qui” o il “là” in un non “non distinguo”. Equivale a un non fermarsi, alla consapevolezza che la vita va spesa non solo in quei ruoli richiesti di padri, madri, fratelli, ma anche nel provarsi artigiani, contadini, imprenditori…». Federico Dalmazzo, architetto di Dogliani, proprio ora si trova in uno di quei “momenti” a Djoungou e ci rimarrà più o meno fino a Pasqua, anche se è sbagliato, per l’appunto, ragionare le categorie del rimanere/andarsene via.
«Ho fondato l’associazione con altri tre ragazzi: la mia compagna Giovanna Del Tuffo, Paola Zoppi (di Priero) ed Andrea Bertola» ci racconta l'architetto di Dogliani. «Io mi occupo di costruzioni sostenibili». Tutto ruota attorno al Centro Cape Birim (parola questa che nella lingua locale, lo yom, vuol dire “vivaio”). Grazie al pozzo e ai pannelli solari, il Centro ha, per il momento, acqua potabile ed energia elettrica. L’obiettivo è quello di raggiungere la totale autonomia. Come? Offrendo la possibilità di lavoro alle persone locali (ci sono già dieci lavoratori del posto) e, in futuro, anche ai bambini che qui stanno crescendo.
È un vivaio perché nel Centro – continua Federico – «abbiamo in carico tutto l’anno 32 bimbi orfani. Gli edifici sono realizzati in terra cruda, una rivisitazione dell’architettura tradizionale Somba, nel rispetto di un’etica sostenibile e per un minino impatto ambientale». Sono attivi poi i laboratori per creare alimenti che vadano a combattere la malnutrizione. Il miele biologico, ad esempio, lo produce Andrea (alleva 100 famiglie d’api, utilizza le arnie dei falegnami locali e collabora e insegna agli apicoltori del posto) ed è cominciata anche la produzione di una crema nutrizionale fatta con tutti prodotti disponibili come sesamo e polvere di baobab.
Il "tifo" della Pallacanestro Farigliano
In questi giorni i bimbi del Centro hanno addosso le maglie e il materiale della Pallacanestro Farigliano. «Federico per noi è un amico, – spiega il presidente Gianluca Sappa – abbiamo voluto dare un supporto simbolico inviando in Benin in po' del nostro materiale. Ma questo è solo l’inizio: procederemo presto con una donazione, utilizzando in parte le risorse che ci sono state donate, come Pallacanestro Farigliano, con il 5x1000 alle Associazioni». È possibile sostenere il progetto di Federico, Giovanna, Paola e Andrea anche con una donazione privata e noi lasciamo di seguito l’Iban di “Amaranta”: IT28M0311146350000000000545. «Vale davvero – spiegano i ragazzi di Amaranta – il fatto di aiutarli a casa loro. A patto, che la consideriamo anche casa nostra e viceversa».
VUOI ESSERE SEMPRE INFORMATO?
Sì, voglio le news gratis in tempo reale - ISCRIVITI AL CANALE TELEGRAM - CLICCA QUI
Sì, voglio le top news gratis ogni settimana - ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER - CLICCA QUI