Riciclare il materiale delle mascherine usate e trasformarlo in plastica per fare sedie, mensoline, panchine. Fantascienza? Niente affatto. Potrebbe partire da Mondovì un progetto innovativo, redatto dal Politecnico e nato su iniziativa del Circolo delle Idee dei giovani monregalesi. Un progetto che ha origine mesi fa ma che ora, con l’inizio delle scuole, assume un rilievo enorme. Il tema delle mascherine usa e getta è un argomento di scala nazionale. Raccontiamo come è nata l’idea e a che cosa potrebbe portare.
MASCHERINE, UN CONSUMO ESORBITANTE
Provate a fare un calcolo: avete presente quanto è grande un pacco da 100 mascherine usa e getta? Bene: provate a immaginare la somma di mille di questi pacchi. Fatto? Ora moltiplicate per mille una seconda volta. Il volume che ne risulta, pari a 100 milioni di mascherine, è grossomodo il consumo di due settimane di mascherina usa e getta utilizzate per le scuole. Il premier Conte ha detto che lo Stato si farà carico di fornire alle Scuole di tutta Italia 11 milioni di mascherine al giorno. E se già la fornitura raggiunge numeri che fano spavento, proviamo a pensare allo smaltimento: si parla di qualcosa che sta fra i due e i tre miliardi di mascherine per tutto l’anno scolastico. Una singola scuola, anche a Mondovì, arriva a consumarne centinaia o addirittura un migliaio al giorno. I sacchi per raccoglierle, all’uscita dalle lezioni, diventeranno presto montagne di Rsu.
L’IDEA: RICICLARLE
È il dott. Daniele Battegazzore, ricercatore del Politecnico che lavora ad Alessandria, a spiegarci il progetto che potrebbe prendere il via a Mondovì: «Quest’idea nasce assieme ai ragazzi del Circolo delle Idee – ci racconta –. Ho fatto una richiesta di finanziamento al MIUR e sono in attesa di ricevere una risposta. L’idea è questa: iniziare a sperimentare un riciclo dei materiali con cui sono fatte le mascherine usa e getta». Ma riciclarle in che modo? «La parte principale delle mascherine, quella di colore azzurro per capirci, che rappresenta circa il 70% di una mascherina chirurgica, è realizzata con materiali che possono essere lavorati e trasformati per diventare plastica per ricavarne mobili o arredi. Si tratta di un processo tecnicamente fattibile, e neppure troppo complesso». Dove stanno allora le difficoltà? «Sono principalmente due – spiega il dott. Battegazzore –. La prima è capire come reperire il materiale: le mascherine vanno raccolte in qualche modo e sanificate, trattandole come rifiuti particolari perché si tratta di materiale sanitario». In questo senso a Mondovì potrebbe avviarsi una sperimentazione di raccolta, magari proprio a partire dalle scuole: tenendo conto del fatto che il progetto era stato presentato prima che emergesse l’enorme questione delle mascherine a scuola. «La seconda difficoltà, di fatto connessa alla prima, è capire se questo procedimento sia economicamente sostenibile».
Il Comune sta seguendo la questione. Ora si attende una risposta dal Ministero.