È una guerra politica. Una di quelle che spaccano ogni asse: quelli territoriali, quelli di partito e persino quelli personali. E al centro di tutto c’è Mondovì, o meglio il suo sindaco: Luca Robaldo. Che si è candidato alla presidenza della Provincia di Cuneo, forte di un sostegno “dal basso” e sfidando apertamente i giochi fatti “dall’alto”. Una frattura netta coi partiti di Centrodestra. Impossibile dire quanto cercata, pianificata, enfatizzata. Ma comunque netta.
Chi bazzica le stanze dei bottoni, lo dice da giorni: è stato uno strappo che ha fatto rumore. Tanto, tanto rumore. E le conseguenze ne faranno ancora di più, una volta passato il 25 settembre. Si vota proprio quel giorno, in concomitanza con le elezioni politiche.
Il Centrodestra regionale non l’ha presa bene. Si dice che persino il presidente della Regione in persona, Alberto Cirio – che era “capoufficio” di Robaldo fino a pochi mesi fa – abbia tentato di persuadere il suo ex segretario a fare un passo indietro. E che Paolo Bongioanni, numero uno di Fratelli d’Italia, abbia aperto una campagna di guerra. Inaccettabile, per la destra, essere sfidata così lo stesso giorno delle elezioni politiche. Altrettanto inaccettabile pensare di sostenere Robaldo assieme al PD e ad Azione (il partito di Enrico Costa): l’idea di essere “avversari a Roma e alleati a Cuneo” non esiste. Si va allo scontro.
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