In Confesercenti si parla già di saldi: nell'ultima riunione nazionale di FISMO, Federazione italiana settore moda, si è deciso di chiedere alla Conferenza Stato-Regioni, lo spostamento dei saldi invernali alla prima settimana di febbraio e di quelli estivi alla fine di luglio o prima settimana di agosto 2023.
«Sappiamo che è una richiesta che farà discutere – spiega il direttore generale di Confesercenti Cuneo, Nadia dal Bono –, ma questa iniziativa è determinata dalle attuali condizioni climatiche che di fatto hanno condizionato negativamente la vendita di capi invernali. Ci sono state giornate di novembre dove il termometro sfiorava i venti gradi. Lo slittamento dei saldi a febbraio, permetterebbe alle nostre imprese, già fortemente penalizzate per le scarse vendite, di recuperare almeno parte dei loro profitti».
Secondo Confesercenti, i saldi, su pressione della grande distribuzione, vengono effettuati ad inizio stagione, mentre se fossero espletati, come stabilisce la loro stessa definizione, a fine stagione rappresenterebbero un'occasione di grande interesse economico, sia per gli operatori commerciali che per i consumatori.
«Le nostre imprese - prosegue Nadia dal Bono – non hanno abbastanza tempo per vendere a prezzo pieno e sono costrette a svendere a saldo. A questo si aggiunge, come ulteriore svantaggio competitivo, la concorrenza sleale della grande distribuzione che non è soggetta ad alcun controllo e sanzione».
«L'attuale situazione normativa – precisa Mauro Botta, vicepresidente e presidente Fismo provincia di Cuneo – è carente e mette a rischio la sopravvivenza delle piccole e medie imprese del settore, fra sconti e svendite espletati spesso senza disciplina. A questo si aggiunge la spietata dinamica delle vendite online delle grandi piattaforme del settore che, potendo attuare economie di scala, possono vendere a prezzi molto più bassi, avendo ridotti costi di personale e di infrastrutture».
La FISMO ha già rappresentato anche al nuovo Governo la mancanza di un regime fiscale uniforme tra la vendita reale in negozio e quella attuata attraverso il web che solo ultimamente è stata sottoposta a una tassazione irrisoria del 15% ove venga applicata. «Auspichiamo – concludono dal Bono e Botta – che la nostra proposta possa rappresentare una base di confronto serio fra lo Stato, le Regioni e le Federazioni di settore deputate alla tutela ed alla salvaguardia di interessi della piccola e media distribuzione della moda».