Montaldo. Le antiche vie monregalesi, sabato il convegno

Alle 21 la proiezione del filmato “Cuore alpino dal profumo di mare”

La Roa Marenca, antica via di congiunzione tra la terra e il mare, sta tornando a vivere e, da rotta commerciale che per migliaia di anni ha unito il Piemonte alla Liguria, si sta trasformando in un importante volano di promozione turistica e territoriale. Il presupposto è lo stesso di allora: unire i popoli, creare scambio e valorizzare le eccellenze locali. Il monregalese con le sue valli devono la propria prosperità, le fortune passate a una varietà paesaggistica e una posizione strategica che oggi devono riscoprire pienamente e sfruttare in termini di ricettività. Questo è solo uno degli aspetti che verranno affrontati nel convegno organizzato dal Comune di Montaldo M.vì, Ente che si è fatto capofila di questa progettualità interregionale, sabato 15 luglio. L’appuntamento, promosso da Regione Piemonte, AGCI Piemonte, UNCEM e ATL si avvarrà della preziosa presenza della Federazione Europea Itinerari Storici Culturali Turistici (FEISCT). Con la presidente Sabrina Busato abbiamo anticipato alcune delle tematiche su cui verterà l’incontro, che si terrà alle ore 17 presso il cortile adiacente il palazzo municipale.

Di cosa si occupa la Federazione Europea Itinerari Storici Culturali Turistici?

La FEISCT nasce circa 14 anni fa con l’intento di supportare un’azione di radicamento nei territori degli itinerari culturali. Abbiamo come riferimento due pilastri: il primo (e più importante) è dato dal programma degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa che ha certificato percorsi quali il cammino di Santiago e la Via Francigena per giungere, poche settimane fa, al riconoscimento delle “vie della transumanza”. Ben 49 gli itinerari, delle vere e proprie “autostrade” capaci di collegare luoghi fisici a beni immateriali (tradizioni, saperi, mestieri), accomunati in un unico contenitore culturale nel quale si riconoscono. Questo asse portante ci ha condotti, attraverso micro-itinerari, spesso spontanei, alle comunità locali che hanno così potuto sentirsi parte di un contesto più ampio, di un’Europa comune. Il secondo riferimento cardine è la Convenzione di Faro per l’eredità culturale, trattato ratificato dall’Italia nel 2020 che sottolinea l’importanza dei cittadini nella gestione e valorizzazione del proprio patrimonio identitario. Siamo attivi, in tal senso, sia nel coinvolgimento delle nuove generazioni, partendo dalle scuole, sia attraverso azioni di diffusione della conoscenza del patrimonio che caratterizza un determinato territorio.

Qual è il contributo che può apportare la FEISCT a iniziative come la Roa Marenca?

Annualmente organizziamo il Meet Tourism, meeting internazionale degli itinerari culturali e delle destinazioni d’eccellenza che si svolge sotto il patrocinio del Parlamento Europeo e in cui riusciamo a coinvolgere l’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali (IEIC). Questo significa portare sul territorio competenze, persone in grado di dare agli operatori locali informazioni legate allo sviluppo di queste azioni e quindi dare strumenti operativi, oltre alle indicazioni su come intercettare i finanziamenti messi in gioco dall’Europa. Prendiamo per mano il territorio, ne sviluppiamo la sostenibilità e cerchiamo di supportarlo in un cambio di passo che possa dare speranza alle piccole realtà artigianali, all’ospitalità creando una progettualità su ampia scala, che superi i soliti e restrittivi campanilismi.

Per garantire il funzionamento di queste progettualità quale deve essere il ruolo del territorio, delle attività e di chi lo abita?

In questi giorni stiamo svolgendo un’azione di promozione che accompagna la nascita di un nuovo itinerario “Italian Blue Route”, rivolto alla valorizzazione del patrimonio dell’acqua. Con una imbarcazione stiamo percorrendo il mar Tirreno, dalla Liguria alla Sicilia, per portare un messaggio di attenzione e sostenibilità: in ogni tappa incontriamo i territori, le comunità (operatori, ristoratori, artigiani, ...) e raccogliamo testimonianze preziosissime da chi contribuisce attivamente alla conservazione e promozione delle eccellenze locali. Possiamo inoltre contare sugli “ambassador”, persone che hanno saputo spendersi per i propri territori cui riconosciamo l’impegno attraverso una premialità. A loro offriamo strumenti operativi, canali di promozione e la possibilità di formarsi e così creiamo una community esperienziale in cui è possibile condividere le proprie espressioni.

Perché è importante puntare su itinerari “storici” e “culturali”, quale il loro valore aggiunto?

Ovviamente anche la parte paesaggistica è importante e strategica, soprattutto se si riesce a veicolarla, a narrarla come elemento di simbiosi con l’uomo. Dopo il Covid-19 osserviamo una crescita esponenziale di interesse verso il contatto con la natura e il rapporto con l’ambiente. Questo, se messo in sintonia con la valorizzazione culturale, diventa un acceleratore e attrattore fondamentale per i territori: il nostro patrimonio non è costituito solo dagli edifici che incontriamo lungo il percorso ma da un micro-cosmo di comportamenti, abitudini, mestieri e saperi che caratterizzano le comunità da secoli. Il turista apprezza dell’Italia la sua autenticità, che dobbiamo avere la capacità di raccontare con grande consapevolezza. Solo così si abbatte quella “barriera” che spesso notiamo nei confronti del turista, ancora forte in realtà come quelle valligiane che da sempre vivono nel proprio isolamento. L’orgoglio verso quello che si ha, permette di educare la persona che arriva a vivere i luoghi nella maniera in cui la comunità ritiene più corretto venga fatto. In questo modo, inoltre, si arriva a “scegliere” il tipo di turista che si vuole all’interno del proprio territorio, quello che può apprezzarne meglio il valore e non approcciarsi in modalità “predatoria”.

Data l’esperienza maturata con progetti e realtà consolidati, quale ritiene possa essere il potenziale di questa iniziativa?

Il tempo, in ogni caso, è l’elemento fondamentale affinché non venga disperso il lavoro svolto. Per la Via Francigena, ad esempio, sono serviti 12 anni prima che venisse veramente sviluppata sul territorio. Il fatto che questa zona sia ancora in parte inesplorata dal punto di vista dei cammini è un valore aggiunto, perché possiamo sfruttare il bagaglio esperienziale su quello che è già stato fatto e possiamo immediatamente applicarlo. Lo sviluppo deve tener conto di criticità e punti di forza ma, sicuramente, farsi forte della sinergia con altri itinerari già presenti e soprattutto essere pronto ad accogliere anche “altro”. La promozione, quando sarà presente una struttura capace di accoglierli e metterli in moto, riguarderà tutti gli attrattori turistici, dallo sport alla gastronomia passando per la cultura.

Riguardo questi aspetti, cosa manca alla realtà locale per definirsi “attrezzata” e così essere conforme agli standard richiesti dal turismo di oggi, in particolare quello nord-europeo?

Gli operatori turistici sono le antenne attraverso le quali viene messo in moto questo dialogo con i turisti, partendo da quello che già c’è e pian piano accogliendo progettualità a lungo termine. Per essere efficaci, quindi, dobbiamo innanzitutto capire qual è il profilo del turismo che può trarre giovamento dal frequentare un territorio di questo tipo: non dobbiamo aspirare a nicchie di turismo lontane dal tipo di accoglienza che possiamo offrire in questo momento, con estrema onestà. Un’accoglienza semplice, povera trova spesso grande apprezzamento se presentata per quello che è, guardando al concetto in voga oggi del “lusso interiore”. Il turista, proveniente dai paesi europei emergenti, non cerca più la tracotanza e l’abbondanza ma semplicemente il lusso di concedersi una giornata per immergersi nella natura. Non bisogna dimenticare il turismo domestico, sottolineo come tanti italiani possano essere facilmente fidelizzati in tutti i periodi dell’anno.

Il segreto di questi itinerari è proprio la loro destagionalizzazione?

Dobbiamo riflettere sui vari tipi di turismo che possono essere sollecitati nei vari periodi dell’anno: il turismo del camper per esempio, per molti anni ingiustamente messo da parte, ha avuto una fortissima crescita nell’ultimo periodo. Si muove nei fine settimana, in modo autonomo e può rappresentare un rafforzativo anche dove non esiste un’ospitalità adeguata. Fondamentale, inoltre, fare forza su iniziative che mettano in luce la stagionalità dei luoghi e dei suoi prodotti. Banalmente, la stagionalità legata alla produzione agricola e di conseguenza gastronomica può essere una leva importante per creare una filiera (corta e stagionale) capace di attrarre turismo, sensibilizzato lungo tutti i periodi dell’anno.

Transumanza e percorribilità “lenta” che trovano forte riscontro nella realtà montaldese, che da anni promuove questi valori di attenzione alla quotidianità rurale. La serata proseguirà con la proiezione del filmato andato in onda sull’importante emittente nazionale PiccolaGrandeItalia.TV “Cuore alpino dal profumo di mare”. Alle ore 21, presso il cortile della Pro Loco.

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