L'angosciante disavventura del fariglianese Romano Gaiero arriva in cronaca nazionale. Nei giorni scorsi la sua storia è stata raccontata dalla trasmissione tv "L'aria che tira" di La7.
La vicenda: In tre anni, dal 2020 al 2022, Romano ha lavorato in tutto appena 15 giorni, guadagnando circa 900 euro. L'anno scorso, con una comunicazioni scritta, l’Inps gli ha chiesto indietro oltre 60 mila euro lordi, vale a dire l'equivalente di due anni e mezzo di pensione che nel frattempo ha percepito. Romano, di Farigliano, classe 1958, è andato in pensione con “quota 100” nel 2020, dopo una vita di lavoro alla ex Ipa di Pianfei, impresa specializzata nella produzione di interni per auto. «Da quando ho ricevuto la notifica Inps, la mia vita è stata stravolta – ci aveva raccontato in un'intervista dello scorso anno –. Non ho più appetito, non riesco a dormire, ho perso l’entusiasmo e la gioia di vivere e non ho il coraggio di affrontare il futuro. Mi sono già state trattenute le ultime quattro mensilità. Come farò a restituire una cifra così importante? Dove trovo tutti questi soldi?». Secondo la legge, chi è andato in pensione con “quota 100”, fino al raggiungimento del diritto alla pensione “di vecchiaia” deve osservare il principio dell’incumulabilità di reddito di lavoro, vale a dire che può lavorare solo occasionalmente e che la retribuzione non deve superare i 5 mila euro lordi l'anno, pena appunto la restituzione dell’intera pensione. «In tutto ho guadagnato 900 euro, ben al di sotto dei 5 mila euro previsti – prosegue Romano –. Per tre anni ho aiutato il mio vicino di casa nella vendemmia, 5 o 6 giorni l’anno. Ovviamente volevamo essere in regola sia io che lui, così abbiamo stipulato un contratto di breve durata, da lavoratore dipendente». Il nodo sta proprio qui: la norma prevede che si possa lavorare restando sotto il tetto dei 5 mila euro, a patto che si tratti di lavoro occasionale autonomo, mentre non è ammesso il lavoro dipendente. Il signor Romano, in contatto con un Caf del territorio, ha scoperto che il suo non è un caso isolato. Nel Cuneese infatti ci sarebbero almeno altri 4 o 5 situazioni analoghe, emerse nell'ultimo anno.