Miriana, infermiera in Kenya, è tornata in Italia: «Emozioni che non so descrivere»

Il racconto della 30enne maglianese, volontaria per la quarta volta nell’Ospedale di Matiri: «Le problematiche sono molte e manca il personale»

Miriana Barberis impegnata in Kenya, a Matiri, con alcuni giovani pazienti

Giovedì scorso, 8 febbraio, si è conclusa la quarta esperienza in Kenya di Miriana Barberis. La 29enne maglianese, ancora una volta infatti, appena ha potuto, ha lasciato il lavoro all’Ospedale di Cuneo, sfruttando le ferie primaverili, per volare a Matiri, un villaggio nel cuore dell’Africa, prestando aiuto come infermiera volontaria nell’Ospedale “di fortuna” della zona, gestito dal padre missionario e medico Beppe Gaido. Tornata in Italia, al termine di un’avventura che si è confermata intensissima, impegnativa e ricca di significati, Miriana ci ha raccontato: «Sono state due settimane emozionanti, che faccio fatica a descrivere a parole. Ogni volta questa esperienza mi permette di “ricaricarmi”, di acquistare nuove energie e di ritrovare la giusta serenità. Ci vorrà qualche tempo per abituarmi al ritorno: vorrei ancora essere là. Con i volontari presenti sul posto, mi sono trovata molto bene: ognuno sapeva cosa fare, ci coordinavamo al meglio e abbiamo condiviso momenti importanti, bellissimi, tra pianti e risate, soddisfazioni e difficoltà. Ho lavorato soprattutto nel reparto donne; le pazienti e il personale si sono mostrati sempre molto riconoscenti, per la nostra presenza e il nostro lavoro. La mancanza di personale è un problema serio, perché i malati sono molti e si fa davvero fatica a gestire il tutto. Le condizioni generali sono ovviamente scarse, visto che ci si trova in un piccolo villaggio del Kenya, ma le persone del luogo sono abituate a convivere con questa situazione e con i problemi che ne derivano. Per migliorare le condizioni dell’Ospedale servirebbe di sicuro una maggior forza lavoro: sarà un processo lungo e difficile, ma credo che qualche piccolo progresso sia possibile, poco alla volta».

«Le persone sono talmente povere che non possono permettersi neanche le cure di base»
«Per ogni giorno che sono stata là, porto nel cuore e nella mente episodi e situazioni da ricordare, alcune positive, altre anche molto toccanti – aggiunge Miriana –. Era il mio ultimo giorno, quando è arrivata in Ospedale una paziente della mia età, incinta, con emoglobina bassa. Le è stata fatta una trasfusione. Non si era finora potuta permettere un’ecografia, per capire se ci fossero problemi a livello addominale. Le abbiamo fatto gli esami del caso e si è visto che aveva purtroppo una gravidanza extrauterina. La situazione era di grande emergenza: è stata operata subito, ha perso il bambino, ma le è stata salvata la vita. È stato un momento bruttissimo. La situazione generale è molto delicata e alcune persone sono talmente povere che non si possono permettere di pagare neanche una cifra davvero minima, mentre tutto il resto è a carico dell’Ospedale missionario».

Miriana in compagnia del dottor Beppe Gaido, che gestisce l'Ospedale di Matiri

Il dottor Gaido ringrazia Miriana: «Non mi ha mai lasciato solo»
Miriana ha portato anche direttamente a Matiri le donazioni in denaro raccolte a casa sua, a Magliano, tramite il passaparola di parenti ed amici. Il dottor Gaido, riconoscente per l’aiuto fornito, ha salutato l’infermiera anche tramite un post social, nel quale si legge: “Ringrazio tantissimo Miriana, impegnata e volenterosa. Per lei, venire qui, è ormai un appuntamento fisso: la ringrazio non solo per la sua attività, ma anche per l’amicizia, l’affetto e la stima, perché non mi ha mai lasciato solo. La sua presenza è stata davvero importante per me, soprattutto nei miei primi anni a Matiri».

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