Mondovì dice addio a un maestro del giornalismo: è morto il giornalista Raffaele Sasso

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È morto il giornalista Raffaele Sasso: maestro del giornalismo monregalese, ha dedicato tutta la sua vita alla professione. Era anche revisore dei conti dell'Ordine

Era un giornalista. E come tale ha vissuto fino alla fine. Con la penna in mano e tutto sé stesso dentro la notizia. Gli ultimi articoli di Raffaele Sasso, su queste pagine, sono di poche settimane fa: “pezzi” scritti per il meraviglioso evento delle auto d'epoca, le “Vecchie Signore”. Un evento a cui Raffaele aveva dedicato mesi di lavoro, ricostruendo l'epopea dei fratelli Ceirano e pubblicando un libro, appena uscito. È diventato il suo testamento. E ci piace pensare che se ne sia andato sereno, sapendo di aver “chiuso nei tempi” anche stavolta. Come sempre. Il giornalismo, quello monregalese, cuneese e piemontese, perde una colonna portante della professione. Raffaele Sasso si è spento questa mattina, sabato 21 agosto, in casa sua, accanto alla adorata moglie Gisella. Aveva 74 anni. Oltre alla moglie lascia il figlio Massimo e il nipote Marco.

I funerali si terranno lunedì 23 agosto alle 10 nella parrocchia del Cuore Immacolato di Maria in via Cuneo. La salma poi verrà portata al tempio crematorio di Magliano Alpi. Il rosario si terrà domenica 22 agosto alle 20,30 nella parrocchia del Cuore Immacolato di Maria.

Raffaele Sasso è nato nel 1947 a Polla, in provincia di Salerno, ed è cresciuto a Ceva e Mondovì. Una vita da professionista, una vita nella professione. Sempre sul campo, sempre sul pezzo. Con le informazioni raccolte di prima mano, mai “per sentito dire”. Un segugio della cronaca: attualità, politica, nera, giudiziaria. Era in grado di scovare la notizia e fiutare la curiosità in ogni ambito. E, soprattutto, curando in modo esemplare i rapporti con le fonti, quelle più fidate e riservate - il vero valore di un giornalista. «Ricordatevi sempre - ripeteva spesso ai giovani colleghi -, è meglio “bruciarsi" una notizia che una fonte».

Pubblicista nel 1972 e professionista dal 1979, dopo aver svolto il praticantato a “Il Settimanale” della “Rusconi Editore” e “SEE”, ha collaborato con testate nazionali di ogni livello: “Gazzetta del Popolo”, “Il Secolo XIX”, “Stampa” e “Stampa sera“, “Repubblica”. E poi le collaborazioni col TGR Piemonte di Rai3 e con ANSA Piemonte, per cui era corrispondente dal 1988.

Fratelli Ceirano

Ma era nel giornalismo locale che aveva trovato la sua vocazione. Per anni penna autorevole di “Provincia granda” (in particolare col direttore Claudio Bo), nel 2015 era passato a scrivere su “L'Unione Monregalese” con l’incarico di coordinatore dei servizi speciali e dell’attività di redazione e responsabile delle pagine della zona Cebana. Tutti lo conoscevano, lui conosceva tutti: sindaci, carabinieri, giudici e procuratori, avvocati, presidenti.

Dal 2013 era anche presidente del Collegio revisori dei conti dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. E ancora: lavorò come ufficio stampa istituzionale (nella politica: addetto stampa del sottosegretario di Stato Raffaele Costa, al ministero degli Esteri di Roma, fra il 1981 e 1982), per aziende private (Banca Alpi Marittime, Mondovicino) o enti come il Lions Club (socio fondatore Lions Club Carrù-Dogliani nel 2003) e soprattutto della Croce Rossa Italiana, per cui era stato volontario, fortemente vicino soprattutto al gruppo delle Infermiere volontarie.

Eppure, nonostante l'età, Raffaele non aveva mai smesso di stare al passo coi tempi. Fermo sulla deontologia, corretto nella pubblicazione delle notizie, aveva saputo adattarsi ai nuovi media del web e dei social con una tenacia, un'elasticità e una capacità non comuni. Era passato dal taccuino al tablet attraverso tutto quello che c'era stato in mezzo: la macchina da scrivere, il fax, i primi computer, ogni modello di telefono, le email. E oggi, in redazione, collegava il suo MacBook all'hotspot dell'iPhone e trasmetteva tutto in tempo reale, testi, foto, video.

Ha lottato contro la malattia fino alla fine, attaccandosi alla vita non solo coi denti ma con la penna. Penna che ha impugnato per tutta la sua esistenza: scrivendo, seguendo, intervistando, indagando, scovando e riportando i fatti. Alfiere di un mestiere che amava con tutto sé stesso e a cui ha dato tutto sé stesso. Fino alla fine.

Grazie di tutto, Raffaele. L'Unione Monregalese non ti dimenticherà.

Alla famiglia giungano le condoglianze del direttore don Corrado Avagnina e di tutta la redazione de L'Unione Monregalese, dei collaboratori, dell'Amministrazione dei dipendenti della CEM.

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