Michelangelo Pistoletto e il Terzo paradiso dell’infanzia

Il “Rondò dei Talenti” ispira l’artista nel nuovo capitolo del progetto dell'artista biellese

Pistoletto fondazione crc cuneo

Il primo paradiso è il paradiso terrestre, la natura, l’ambiente in cui siamo nati e abbiamo mosso i primi passi. Il secondo è quello che ci siamo creati noi: l’artificio, l’antropizzazione, l’industria. Il terzo nascerà quando noi esseri umani saremo riusciti a mettere insieme i primi due in armonia. Un concetto inventato dall’artista biellese Michelangelo Pistoletto nel 2003, ormai 19 anni fa. Sintetizzato in un segno grafico incisivo, il simbolo matematico dell’infinito intersecato con un cerchio più grande, che evoca la creazione, il grembo materno, la terra. Un simbolo potente che poneva questioni oggi di scottante urgenza.

Il progetto “Terzo paradiso” presentato allora con una pubblicazione dedicata, va ben oltre l’arte: è il manifesto di un movimento, che accompagna la creazione artistica con azioni concrete. Gli “ambasciatori” del terzo paradiso che sono sorti un po’ ovunque, per promuovere il cambiamento. A Cuneo, sabato, è stato inaugurato un nuovo capitolo di questo progetto, con l’opera che è stata installata davanti al Rondò dei Talenti, l’edificio ristrutturato dalla Fondazione CRC perché diventi un punto di riferimento dove le nuove generazioni possano sviluppare la propria personalità e diventare professionisti e creativi di domani. Un concetto che ha affascinato l’89enne artista biellese, che ha deciso di declinare proprio sulle nuove generazioni questo simbolo. «Quello di Cuneo è il primo episodio verticale permanente del terzo paradiso – ci spiega Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Museo d’arte contemporanea di Rivoli – e rientra a tutti gli effetti nel concetto di arte pubblica. Ha scelto questo formato anche per indicare il luogo e comunicare con questa opera il concetto alla base del Rondò dei Talenti». Carolyn è stata il tramite che ha consentito alla Fondazione di commissionare un’opera allo stesso Pistoletto. L’artista non si è risparmiato ed è intervenuto a Cuneo personalmente, mettendosi generosamente a disposizione dei presenti. Il “Terzo paradiso” cuneese unisce, a una struttura in travi metalliche, quasi industriale, una corolla di disegni di bambini, 200 selezionati accuratamente dallo stesso artista e prodotti dai ragazzi coinvolti in appositi workshop a Cuneo e Rivoli, dal Dipartimento educazione del Museo d’arte contemporanea, con la direzione di Paola Zanini. Una contrapposizione tra la grevità del metallo e la leggerezza del tratto infantile, tra il grigiore dell’industria del passato e la creatività dei bimbi. Un incontro tra generazioni: tutti piani di lettura che arricchiscono il senso che è già proprio al “Terzo paradiso” e che conferiscono all’opera cuneese una forza concettuale davvero importante. Il taglio del nastro si è svolto alla presenza del presidente Raviola, dei consiglieri della Fondazione, di autorità e della stampa. Prima dell’inaugurazione, il Dipartimento educazione del Castello di Rivoli ha riprodotto con una performance collettiva il simbolo del “Terzo paradiso”, con un cordone di alluminio. «La città dovrà venire qui a portare la gioventù ad avventurarsi nel futuro attraverso questo luogo – ha spiegato Pistoletto –: è un luogo che ha una freschezza e una potenza che ho cercato di riprodurre con la mia opera. Questo lavoro è un monumento di ferro che si alleggerisce con la freschezza della gioventù che getta in aria i propri disegni, e la struttura li trattiene. È l’idea della leggerezza della giovinezza che matura, tanti piccoli talenti che hanno l’aspirazione al talento della partecipazione. I lavori sono messi tutti insieme e questo rappresenta non tanto l’individualismo quanto lo stare insieme. I due cerchi laterali è come se fossero l’io e il tu, il grande cerchio centrale è il noi».

«La realtà che entra e viene inglobata nell’opera»

Carolyn Christov-Bakargiev: «L’opera di Michelangelo Pistoletto ha sempre attraversato grandi capitoli, periodi storici in cui si è dedicato a un tema. Dall’inizio del 2000 il capitolo più recente è il “Terzo paradiso” che inizia come consapevolezza della necessità di sintesi tra la natura e l’artificio. Ogni volta che appare o scompare il terzo paradiso è solo un momento sulla via. Se prendiamo gli “Specchi”, l’artista non ha mai smesso di realizzarli. Lo specchio è un modo per aprire il mondo all’immagine del quadro. Più ci si allontana dall’opera più vi si entra. Questo è un concetto fondante per capire il lavoro di Pistoletto: è la realtà che entra e viene inglobata nell’opera».

INTERVISTA
«Il mio “Terzo paradiso” è il simbolo della creazione»

Il “Terzo paradiso” nasce nel 2003 parlando di temi che oggi sono di strettissima attualità: l’armonia tra il progresso e la natura, l’ecologia…
«La sostenibilità ambientale… Quel progetto continua, ed ha ancora tutto il suo significato: è il simbolo della sostenibilità che viene interpretato nelle diverse situazioni, momenti, luoghi. Questo luogo secondo me richiede questo tipo di soluzione perché c’è un impegno per la gioventù, questo è il simbolo di questo luogo».

Sta pensando, viste le congiunture dell’attualità, a un nuovo progetto dopo il “Terzo paradiso”?
«No, il Terzo paradiso è la formula della creazione, ce n’è solo una, è il motore dell’universo. L’universo è partito per via di elementi che si sono combinati e continuano a combinarsi per la connessione di tutti gli elementi esistenti, che continuano a combinarsi nella sua estensione, in ogni minimo particolare».

Il “Terzo paradiso” insomma vuole rappresentare il concetto dell’atto creativo?
«L’arte segue lo stesso andamento della creazione naturale. Creiamo unendo sempre elementi esistenti per creare qualcosa di nuovo, ma è un processo che è proprio della società. Lo fa la politica, lo fa l’economia, lo fanno tutti i sistemi che esistono. Anche il rapporto tra due persone, per fare una famiglia, sono due elementi che devono combinarsi. È la creazione, che noi abbiamo sviluppato nel passato creando questo mondo artificiale che ha finito per avvelenare il mondo naturale, e adesso dobbiamo trovare la soluzione che consenta una sintesi».

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