Le parole per dire: mai più Shoah

Ci sono state parole leggere come l’aria, i canti dei ragazzi, e parole pesanti come massi, quelle del processo ai responsabili dello sterminio.

Ci sono state parole leggere come l’aria e parole pesanti come massi. Le prime sono state quelle cantate dalle voci vive, nel ricordo dei bambini sterminati nelle camere a gas. Le seconde sono state quelle lanciate dagli speaker, le dichiarazioni del processo ad Adolf Eichmann. Con questi momenti, Mondovì ha celebrato il Giorno della memoria per dire: mai più una Shoah.

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La mattina di martedì 27 gennaio il Comune, assieme ai volontari dell’Anpi e ai rappresentanti delle Forze dell’ordine e dell’Ana, ha deposto tre corone di fiori: al cimitero cittadino, al Monumento ai morti per la libertà sotto lo “scalone” e infine al memoriale alla Shoah che si trova nel cortile delle Scuole “Anna Frank”. Poi è toccato ai ragazzi: gli alunni della Media che hanno suonato e cantato, intonando le melodie e le parole che accompagnavano gli ultimi passi del popolo ebraico nei campi di concentramento. «Canti che a volte erano composti da soli suoni, o parole senza un vero significato – hanno detto i ragazzi –: erano l’espressione del pianto delle madri che vedevano i loro figli finire nelle camere a gas». Poi la cerimonia si è spostata al “Baretti”, dove gli studenti del Liceo delle Scienze umane hanno allestito uno spettacolo fatto di pezzi recitati e video. Parole di Primo Levi o di Giorgio Perlasca si sono mescolate ai filmati del processo israeliano al funzionario nazista Adolf Eichmann, uno dei principali responsabili dei massacri compiuti dal Reich, quando ammise: «Alla conferenza di Wansee si parlò di esecuzioni di massa e di sterminio». Con le stesse riflessioni di Hannah Arendt: porre l’accento non sul caso singolo, ma sull’intera banalità del male.

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