Chi bazzica il mondo della finanza l’ha definita «una bomba atomica nel settore del credito» o «la più grossa operazione bancaria dell’ultimo decennio». La notizia è piombata sui mercati europei la sera di lunedì 18 febbraio: Intesa-Sanpaolo ha lanciato un'offerta per l'acquisizione del 100% di UBI Banca. Un’offerta da 4,9 miliardi di euro: non si tratterebbe di una “opa” (offerta pubblica di acquisto), ma di una “offerta di scambio”: a ciascun azionista di UBI verrebbero offerte 17 azioni Intesa Sanpaolo in cambio di 10 azioni di UBI.
UBI Banca è il gruppo che include l’ex Bre che, a sua volta, aveva incorporato la Cassa di Risparmio di Cuneo. Nella sede storica di Cuneo, in piazza Europa, lavorano decine e decine di persone. Per rendere l’idea della portata dell’affare di cui stiamo parlando, basti dire che oggi Intesa-Sanpaolo è il secondo gruppo bancario di Italia (dopo Unicredit) e UBI il terzo. Quello che ne nascerebbe sarebbe dunque un super-polo bancario.
DECINE DI SPORTELLI IN GRANDA
Il colosso di Intesa-Sanpaolo troverebbe in UBI una banca con un grandissimo radicamento territoriale in Piemonte e Lombardia, dove il gruppo oggi conta rispettivamente 144 e 600 filiali. E decine di queste sono in provincia di Cuneo, eredità della storica CRC: due solo a Mondovì, a cui poi si uniscono tanti sportelli nel Monregalese (tra cui Villanova, Vicoforte, San Michele), nel Cebano (tra cui Ceva, Bagnasco, Garessio), nelle Langhe (tra cui Dogliani Carrù, Farigliano) e in pianura (tra cui Chiusa Pesio, Beinette, Peveragno). E ne abbiamo elencate solamente alcune.
FILIALI VENDUTE A UNA TERZA BANCA, LA BPER
Per stare dentro ai paletti dell’Antitrust, l’accordo prevede un passo ulteriore: la cessione di 400/500 filiali al gruppo Bper (che comprende, per esempio, le CR di Bra, Fossano, di Saluzzo e di Savigliano) collocate soprattutto nel Nord-Ovest Italia. La domanda è ovvia: che accadrà alle filiali UBI a Mondovì e dintorni? Verranno cedute, accorpate, chiuse? E cosa ne sarà dei dipendenti?
Il piano industriale di UBI, annunciato ieri mattina, prevede la chiusura di 175 filiali. Per quanto riguarda il personale, il piano UBI prevedeva 2 mila esuberi. Sanpaolo parla invece di 5 mila esuberi e 2.500 nuovi ingressi di giovani.
Intesa-San Paolo oggi ha un’agenzia a Mondovì, a Breo in corso Statuto (quella all’altezza del semaforo fra corso Italia e via I Alpini è chiusa), mentre UBI ne ha due: la sede in piazza Ellero e la filiale in piazza Mellano (non esistono più le filiali di corso Europa e a Piazza). Difficile pensare che vengano mantenute tutte e tre. Se una verrà ceduta a Bper, cosa accadrà alle filiali delle altre banche del gruppo a Mondovì?
E COSA FARÀ LA FONDAZIONE CRC?
Non solo: che accadrà, in termini di peso e rappresentanza, alla Fondazione CRC? Oggi la Fondazione è primo azionista di UBI con circa il 6% delle quote. Ma una volta avvenuta la mega-fusione con Intesa-Sanpaolo, la quota sarà molto inferiore. Domande, per ora, senza una risposta certa. C’è chi ritiene che la Fondazione potrebbe scegliere di vendere la sua quota e uscire, come azionista, dalla banca (non sarebbe vincolata a rimanerci). La reazione del Car, Comitato azionisti di riferimento: «Prenderemo il tempo di valutare. UBI è centrale per l'Italia e il suo sistema bancario. Il Car è al lavoro per valutare il quadro, ma le riflessioni prenderanno il loro tempo». Il presidente della Fondazione CRC, Giandomenico Genta: «La Fondazione sta già esaminando con gli altri soci del Car il quadro delineatosi. Valuteremo con particolare attenzione le implicazioni dell’offerta e i possibili scenari, alla luce della centralità di UBI per l’Italia e il suo sistema bancario e finanziario».