«Siete una generazione figa. E lo sapete perché? Perché siete nati nella m...». Esordisce così Oscar Farinetti davanti agli studenti delle quinte dell'Alberghiero.
Il numero uno di Eataly, ospite questa mattina - venerdì 4 marzo - all'Istituto Alberghiero "Giolitti" di Mondovì - mette in scena una lezione di impresa fondata non tanto sulla storia personale, ma sulla visione di chi l'ha portata avanti. Si può pensare quello che si vuole dell'uomo che ha fondato un impero della ristorazione made in Italy, spesso criticato, ma non che non sappia parlare.
«Voi siete una generazione figa. Spesso mi sono chiesto il perché. Vedete, noi imprenditori abbiamo due esigenze: semplificare i problemi e avere senso delle priorità. Voo siete la prima generazione, da un secolo, che ha la certezza che non avrà più dei propri genitori. Siete una generazione nata... "nella m.". E sarete obbligati a rimboccarvi le maniche». Gli anni della pappa pronta sono finiti. «La mia generazione vi lascia in eredità miliardi di debito pubblico. E voi sarete obbligati a rimboccarvi le maniche, e dovrete farlo ignorando i ragionamenti dei vecchi. I vecchi sono quelli che parlano del loro passato e lo fanno ripetendo la parola "io", ripetendo il loro passato, ripetendo la loro tradizione». E ancora: «Voi vivete in una società che si fonda su tre punti: posti di lavoro, salario e consumi. Per decenni è servita a distribuire in modo diverso la ricchezza e ad aumentare la vita media». Il made in Italy, per lui, è una questione di filosofia: «La cucina francese è tecnica. Quella italiana invece è domestica. Un piatto cambia completamente se viene cucinato con prodotti trattati chimicamente oppure no. Voi non dovete solo essere osti, ma gastronomi. Chi fa l'imprenditore deve "pensare globale e agire locale", ma chi fa l'oste no: deve pensare locale e agire globale. Deve studiare il suo territorio: agricoltura, trasformazione, cucina. Se non conoscete le basi delle coltivazioni, non potrete mai cucinare bene un piatto con quei prodotti».
Non parla ovviamente solo di cucina, ma del pensiero che sta dietro. Compreso quello politico: «Oggi vediamo persino i... "sovranisti della cucina". Il sovranismo è già una cosa assurda di suo: ma sentire persone che dicono "dobbiamo mangiare italiano", quando nascere in un Paese o in un altro è solo questione di caso e fortuna, è ridicolo».