«Boss, fate chiudere le scuole!» (e Pietro ci ama): i messaggi dei giovani lettori via social

scuole chiuse messaggi social

Non è la prima volta che succede. Ma non era mai successo con questi volumi. Forse perché era da un po’ di anni che non si verificavano nevicate belle grosse. O forse chissà per quale altro motivo. Fatto sta che i giovanissimi che hanno scritto al nostro giornale per porre La Domanda Più Importante Del Mondo («Domani le scuole chiudono???»), e che in altre occasioni erano stati nell’ordine di alcune decine, lunedì 27 gennaio sono stati 160-170. Malcontati. Tutti via Instagram, e tutti via messaggio diretto, non con i commenti pubblici (che sono roba da “boomer” – ovvero: quelli come noi, sugli ‘anta). La nostra pagina, in un giorno, ha visto un incremento di circa 200 follower. Facendoci persino dubitare del conteggio. Per fare un paragone a portata, appunto, di “boomer”: immaginatevi un ufficio che, in poche ore, riceve le telefonate di 160 persone e che queste pongano tutte la stessa domanda. Alcuni anche tre, quattro, cinque volte. A regolari intervalli di mezz’ora. Chiudono? Ma quando lo dite? E adesso? Ma chiudono? Ma quando si sa? Hanno deciso? Chiudono? Etc.

La maggior parte di questi si sono limitati alla domanda diretta. Posta con toni, diciamo, neutri. Ma qualcuno si è lasciato andare. Chi in modo collegiale («Ehi boss, le scuole chiudono?»), chi mette persino affetto («Amo, ma quindi domani si va a scuola?»), chi la mette giù irruenta: «Yalla (yalla??) L’Unione, ma ‘ste scuole?». E chi osa addirittura: «Per favore chiudetele». Ecco: questo, fra l’altro è uno dei fraintendimenti più curiosi. Un buon paio di dozzine fra di loro pare siano convinti che “L’Unione” abbia il potere, se non di aprire e chiudere, quantomeno di influenzare la decisione (e qua, poveri voi ragazze e ragazzi, ci tocca deludervi: no, non è così). C’è chi ci ha scritto di essere studente delle Superiori, e chi delle Medie.
Quando ci siamo resi conto che il tono era “super colloquiale”, siamo stati al gioco. In fin dei conti, abbiamo pensato, sono ragazzini e ragazzine che stanno cercando un interlocutore: lo hanno trovato nel nostro giornale, ci fa piacere. Forse sono rimasti anche sorpresi di ricevere risposte dirette. Non tutti hanno saputo contenersi: soprattutto alla fine, quando è arrivata la spietata sentenza di riapertura dei plessi. Lì è stata una pioggia di «Nooooo!», «Ma come? Ma seriamente?», «Che p**le» (di neve? Forse no), un apprezzabile «vabbè, ci abbiamo provato» e anche qualche cosa di più volgare. Va bene, lasciamo correre.
Restano i numeri e il segnale, forte, di un bisogno di informazione e dell’approccio a una comunicazione diretta. Una cosa che, lo diciamo apertamente, fa piacere: perché è un segno evidente che anche per queste giovani generazioni la nostra testata è vista come riferimento per l’informazione. Sia pure con un linguaggio che è molto diverso da quello della “posta dei lettori”. Ricordano più i toni delle... dediche sul diario. Del resto, non capita tutti i giorni di ricevere un messaggio tipo: «Grazie del vostro lavoro, Unione. Per favore mandateci un messaggio con scritto “Pietro ti amo” e avrete la mia stima».
Cari ragazzi… capiamo il bisogno di avere informazioni sulle Scuole. Ma non dimenticatevi che qua siamo tutti dei boomer, all’antica: se questo Pietro vuole farsi dire che lo amiamo, potrebbe almeno presentarsi con un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini. Buona scuola.
PS
L’amico di Pietro (o Pietro stesso?) ci ha poi risposto: «Grazie, avete la mia stima comunque!»

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