Da 28 giorni vivono in auto. Lui si chiama Angelo, 72 anni, lei Angela, 72 anni numeri e parole che già da soli creano un connubio: vivono insieme da 47 anni e gli ultimi 28 giorni li hanno trascorsi abitando in macchina insieme al loro cane Cindy.
La loro storia di vita inizia negli anni ‘70, quelli del boom economico: Angelo avvia un’azienda, che ben presto diventeranno due, di fornitura di impiantistica e infrastrutture per la telefonia. Le commesse in Africa, in Europa e in Italia, le lingue, le culture e le tradizioni, un immenso bagaglio di esperienze e, oggi, di ricordi. Tutto funziona fino a quando, come spesso accade, qualcosa nel meccanismo si inceppa: una serie di lavori non pagati, le prime fideiussioni, i debiti che crescono, le cartelle esattoriali che si accumulano, gli avvocati, i ricorsi in tribunale, le sentenze della Corte di Cassazione… un girone infernale dal quale, una volta entrati, è sempre più difficile uscire, fino quando non si compie l’ultimo atto: viene dichiarato il fallimento della prima ditta e la casa in località Rossi 81 a Osiglia viene messa all’asta. È la fine: arrivano gli acquirenti e con essi il primo avviso di sfratto, poi il secondo, poi il terzo, quello esecutivo: Angelo e Angela con il loro anziano cane e gli effetti strettamente personali salgono sulla loro Daihatsu Terios e si stabiliscono in una piazzola a poche centinaia di metri dalla loro casa.
Da 28 giorni vivono in auto
«Non abbiamo avuto scelta – spiega Angelo Gente – siamo vittime di un meccanismo assurdo, fatto di anomalie, ritardi, incomprensioni. Io sono invalido al 93%, mi è stata amputata una parte di un piede e devo fare tutti i giorni l’insulina per una forma di diabete ormai cronica. Dall’11 maggio mangiamo e dormiamo in auto, non abbiamo più fatto una doccia, utilizziamo i servizi igienici dei bar del paese, ci cambiamo dietro gli arbusti e mia moglie prova a lavare i nostri pochi panni di ricambio nelle fontane». «Per quanto questa situazione sia disumana, è l’unica forma di protesta che ci resta – prosegue Angelo – vogliamo ritornare nella nostra casa, crediamo di averne diritto. Il Comune ci ha proposto un piccolo alloggio, ma per noi non rappresenta assolutamente una soluzione idonea».
In questa tragica situazione, da segnalare la grande solidarietà degli abitanti del paese che, chi con un pasto caldo, chi semplicemente con una pacca sulla spalla ha dimostrato loro vicinanza. «Resisteremo fino a quando non vinceremo», queste le lapidarie parole di Angelo, fermo nel proposito di difendere le sue ragioni.