Siamo sicuri dell’origine della carne che mangiamo nel piatto al ristorante? E che quella bistecca che abbiamo ordinato sia davvero di razza bovina Piemontese? Coldiretti, Anaborapi e Coalvi hanno presentato ai parlamentari della nostra regione un disegno di legge proprio sull’«etichettatura» di origine della carne, anche macinata, impiegata nella ristorazione. La cornice non poteva che essere nella patria di Carrù, tra le mura della Casa della Piemontese. Al confronto di venerdì scorso hanno illustrato la loro proposta Bruno Mecca Cici, vicepresidente di Coldiretti Piemonte, con delega territoriale alla zootecnia, il presidente di Anaborapi Andrea Rabino, e il presidente del Coalvi Guido Groppo. Ad ascoltarli, oltre all’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa, e al sindaco di Carrù, Nicola Schellino, i parlamentari di Centrodestra Enzo Amich, Giorgio Maria Bergesio (di Cervere), Monica Ciaburro (sindaca di Argentera), Marcello Coppo, Andrea Giaccone, Augusta Montaruli e il deputato del Movimento 5 Stella Antonino Iaria.
La crisi della razza Piemontese è sotto gli occhi di tutti. La genesi viene snocciolata da Bruno Mecca Cici di Coldiretti. «Dal basso prezzo riconosciuto agli allevatori al mercato sempre più ristretto, dallo strapotere dei macellatori all’aumento dei costi di produzione fino alla divisione interna tra i produttori stessi. Per cercare di salvare un comparto che conta 310.000 capi, più di 4.000 aziende famigliari, oltre 10.000 addetti nel settore, con una elevatissima percentuale di giovani allevatori, ed un fatturato di quasi 400 milioni di euro, auspichiamo che questa proposta di legge possa seguire un breve iter per essere messa in pratica». Avere l’etichettatura d’origine obbligatoria nella ristorazione significa «far compiere al consumatore una scelta consapevole, garantire tracciabilità affinché la carne servita nel canale Ho.Re.Ca. venga obbligatoriamente identificata valorizzando una carne che vanta eccelse proprietà organolettiche ed è tra le razze storiche più famose ma è poco riconosciuta oltre i confini del Piemonte». dichiara il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.
Nel 2022 rispetto al 2021 il libro genealogico tenuto da Anaborapi ha registrato un calo di circa 4.000 fattrici, cioè il 3,8% del totale. «Sono sicuro – afferma il presidente Anaborapi, Andrea Rabino – che un’iniziativa per certificare il prodotto fino alla ristorazione permetterebbe un rilancio della nostra produzione ed in particolare di valorizzare la nostra carne anche in quelle zone d’Italia ove è ancora poco conosciuta».
Guido Groppo, presidente Coalvi: «I pasti consumati fuori casa superano il 50% del totale, questo emerge dagli studi. Significa che le battaglie vinte sull’etichettatura delle carni bovine al dettaglio e nella grande distribuzione, all’inizio degli anni 2000, vengono ridotte di importanza proprio a causa di questo spostamento delle abitudini alimentari. È importante intervenire sul canale “Ho.Re.Ca.” anche a tutela delle produzioni italiane, troppo spesso vantate da questi operatori senza alcuna garanzia o certificazione. Ad oggi non vi è alcuna normativa in Italia che preveda l’obbligo di fornire le informazioni sull’origine della carne bovina consumata presso la ristorazione collettiva o privata. Tutto ciò a fronte di una crescente attenzione del cliente, sempre secondo tali indagini, all’origine dei prodotti consumati al ristorante. L’etichettatura delle carni nelle macellerie è stata uno strumento fortemente innovativo e trasparente e ha fornito al consumatore, al momento dell’acquisto, le giuste informazioni per una scelta consapevole».