La chiesa della Riconciliazione consegnata agli ortodossi di Mondovì

Finora ospitati al Borgato. Domenica 21 gennaio la consegna ufficiale dell’edificio che fu a servizio dell’Istituto “Sacra Famiglia” all’Altipiano.

Una chiesa per gli ortodossi. Un evento che soltanto vent’anni fa era impensabile a Mondovì. Ma negli ultimi decenni molte altre città in Italia hanno fatto lo stesso passo come segno di accoglienza verso persone venute dai Paesi dell’Est europeo alla ricerca di lavoro e di benessere. Molte di loro sono assunte dalle nostre famiglie come colf o badanti. La Chiesa cattolica ha risposto alla loro esigenza di vita religiosa, mettendo a disposizione una o più chiese in tante città italiane. Si tratta per lo più di persone semplici, spesso inconsapevoli dello scisma consumatosi mille anni fa. In molti casi queste persone si adattano a frequentare le nostre chiese e le riconosciamo dai ripetuti segni di croce con cui salutano il nostro unico Signore. Tuttavia, abituate ad una spiritualità molto diversa dalla nostra, si portano dentro un certo disagio e non si sentono a casa loro. Questo perché il solco, scavato dall’antica divisione, ha lasciato tracce profonde nella tradizione, nella vita di fede e nella dottrina. Ferite ancora aperte, che non consistono tanto nel dire o non dire il “Filioque” nel Credo, ma in un modo diverso di concepire e vivere la vita cristiana.

La Chiesa ortodossa, questa sconosciuta
I nostri preconcetti ci portano a pensare che la Chiesa ortodossa sia una Chiesa parallela alla nostra, organizzata all’incirca allo stesso modo ma senza l’accettazione del primato pontificio. In realtà il solco scavato da dieci secoli di divisione ha configurato le nostre Chiese in modo molto diverso. Chi viene nelle nostre terre – come chi vive in terre dove il cristianesimo è perseguitato – è ben più disponibile al dialogo di chi vive nelle terre di matrice ortodossa, dove vicende storiche, compromessi con i regnanti e con i governi, interessi economici, contrasti tra famiglie per matrimoni misti… hanno sedimentato una divisione secolare difficile da scalfire. È diverso il modo di pregare, il modo di formare le persone alla fede, il modo di svolgere il ministero, di concepire il rapporto con l’autorità ecclesiastica e civile, il modo di essere nei confronti del mondo esterno…

A livello ufficiale grandi eventi hanno segnato un avvicinamento tra le nostre Chiese a cominciare dallo storico abbraccio tra papa Paolo VI e il patriarca Athenagoras il 5 gennaio 1964 fino all’incontro di papa Francesco con Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Russia, il 12 febbraio 2016. Attraverso di essi entrambe le Chiese hanno preso coscienza della possibilità e della necessità di ricomporre l’unità. Ma le divergenze sono ancora radicate e richiedono grande umiltà in quanto nascono da aspetti teologici che toccano il modo di pensare il mistero stesso di Dio. La fede è la stessa e entrambe le Chiese accettano il Credo e i Sacramenti, tuttavia la fede ha così tanti aspetti e risvolti che l’accentuazione dell’uno o dell’altro porta nella storia a scelte e modi di credere diversi.
Accenno soltanto, con qualche veloce pennellata, ad un aspetto significativo. Mentre la Chiesa cattolica latina ha posto molto l’accento sull’unità di Dio e, a sua immagine, si è configurata come corpo compatto attorno alla figura del Papa, la Chiesa d’Oriente ha accentuato di più l’aspetto trinitario e ha posto l’attenzione sulla Persona dello Spirito Santo. Si è quindi configurata in Patriarcati distinti, uniti tra loro da una profonda spiritualità e da un unico organo collegiale di governo che è il Sinodo pan-ortodosso. Esso riunisce i rappresentanti di tutti i Patriarcati, che sono autocefali e indipendenti tra di loro e traccia di volta in volta le linee comuni da seguire. L’ultimo Sinodo si è svolto nel 2016.

Gli ortodossi da noi: la liturgia vissuta al Borgato
Nel Monregalese non sappiamo di preciso quanti siano gli ortodossi. Si ipotizza circa un migliaio in grande maggioranza provenienti dalla Romania. Ci sono anche alcuni albanesi, ucraini, serbi e alcuni copti provenienti dall’Egitto. In Mondovì esistono due parrocchie ortodosse ufficialmente riconosciute e costituite che celebrano la divina liturgia in lingua rumena. Una eretta dal Patriarcato di Romania per Fossano e Mondovì, ha come parroco padre Nicolae Puşcaşu. Attualmente questa comunità non ha a Mondovì luoghi di incontro e di culto. Si raduna in una chiesa concessa in uso dalla diocesi di Fossano intitolata a S. Giacomo di Putna e molti fedeli monregalesi, legati al Patriarcato di Romania, la raggiungono per la divina liturgia. L’altra è legata al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ed è affidata a padre Marian Costea. Circa dieci anni fa il vescovo mons. Pacomio accogliendo la richiesta del loro metropolita Gennadios Zervos, mi invitò a cercare per loro un luogo di culto idoneo. I fedeli furono accolti nel salone parrocchiale del Borgato, dove trovarono ospitalità gratuita e cordiale. La comunità di padre Marian è riconoscente verso la parrocchia del Borgato per questo squisito gesto di accoglienza.

La consegna della chiesa della Riconciliazione
Tenendo presente quanto detto sopra, possiamo ora delineare i contorni della consegna della chiesa della Riconciliazione, cappella dell’Istituto “Sacra Famiglia” prima del trasferimento nella nuova sede. Soggetto della consegna non è la Diocesi di Mondovì ma l’Istituto “Sacra Famiglia”, che è proprietario della chiesetta e che ora è retto dal commissario straordinario dottor Germanetti. L’Istituto ha preso atto che la Diocesi di Mondovì per carenza di sacerdoti non intendeva più continuare il servizio svolto in questa chiesa. Ha quindi accolto la richiesta della parrocchia ortodossa che stava cercando un luogo di culto più idoneo del salone parrocchiale del Borgato. In pieno accordo e collaborazione, la parrocchia del Sacro Cuore ha seguito e accompagnato l’amministrazione dell’Istituto “Sacra Famiglia” nel passaggio di questo luogo di culto cattolico consacrato alla comunità ortodossa secondo le indicazioni stabilite dalla CEI. A ricevere in comodato d’uso la chiesetta è la parrocchia ortodossa di San Giovanni di Suceava, legata al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e guidata da padre Marian Costea. Nella chiesetta continuerà così la vita cristiana con la celebrazione dell’Eucaristia e degli altri Sacramenti della fede, anche se in forma diversa dalla nostra.

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