L’omelia di saluto del vescovo Pacomio: «Grazie, perdonaci, soccorrici»

Le tre parole affidate, in preghiera, da mons. Luciano Pacomio alla Chiesa monregalese, al momento di salutarsi, dopo oltre vent’anni di guida pastorale

In questo pomeriggio, sabato 4 novembre, al Santuario Basilica di Vicoforte, mons. Luciano Pacomio, dopo quasi ventuno anni di ministero episcopale alla guida della Chiesa Mondovì, saluta i monregalesi che nell’occasione intendono ringraziarlo per questo servizio prolungato nella “mission” di vescovo nella comunità diocesana. In Basilica numerosi i sacerdoti ed i fedeli per la celebrazione eucaristica che cade anche nel giorno del compleanno dello stesso mons. Pacomio, 76enne. E il vescovo che lascia la diocesi vuole offrire questa Eucaristia, come fa da anni ad inizio novembre, in memoria dei giovani scomparsi per malattia o per incidente, esprimendo condivisione e vicinanza alle famiglie provate da questa sofferenza.

L’omelia di mons Pacomio

Vorrei iniziare questa omelia con il testo di San Giovanni Grisostomo che ripresi 21 anni fa per il giorno della mia ordinazione a vescovo conferita dal Santo Papa Giovanni Paolo II. «Non temo la povertà, non bramo ricchezze, non temo la morte, né desidero vivere se non per il vostro bene… Mi appoggio forse sulle mie forze? No. Perché ho il pegno del Signore, ho con me la sua parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo la sua Parola… Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce più amabile della luce del giorno. Il raggio mi è utile nella vita presente, ma la vostra carità mi intreccia la corona per la vita futura». Viviamo insieme il modo più bello per esprimere il nostro saluto, che per noi cristiani non è mai un addio, ma un arrivederci in preghiera. Il pregare ci offre sempre il nostro “punto fermo”, il riferimento e il rifugio incrollabile: la presenza, la guida, la forza del Signore. Ed è nella comune preghiera che rinnoviamo l’evento cardine del nostro esistere. Ci facciamo volentieri discepoli della Parola di Dio di questa XXXI domenica durante l’anno. Facciamo cordialmente nostra la preghiera iniziale: «Dio onnipotente e misericordioso, Tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno». Ci rendiamo, con gioia, accoglienti di questo dono che «solo – notate – il Buon Dio ci può concedere». Trasformiamo tutto in preghiera.
PERDONO, Signore, per me e per tutti noi, sacerdoti e credenti, «per avere deviato dalla retta via ed essere stati di inciampo a molti… per non aver seguito le vie del Signore e aver usato parzialità nel nostro insegnamento» (Mal 2, 8-10). Il perdono domandato è, per eccellenza, dono: rinnovatore, riordinante, trasfigurante. Personalmente lo vivo così con voi e chiedo a Dio che tutti così lo possano esperimentare.
GRAZIE è la seconda forma di preghiera, che è già di fatto tutta l’Eucaristia, “rendimento di grazie”. Gesù, il Risorto, rende grazie per noi e, con noi, al Padre, rinnovando sacramentalmente l’offerta di se stesso. Ed è l’ultima parola di San Paolo ai Tessalonicesi: «Anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini, ma qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti» (1Ts 2, 13).
SOCCORRICI. Riprendiamo, risuonando al Vangelo, la preghiera iniziale che qualifica il prezioso insegnamento di questa domenica. Facciamo nostro (giovani e adulti), in crescendo per tutta la vita, l’espressione-insegnamento finale di Gesù: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Mt 23, 11-12). È con questa Parola di Dio Scritta, oggi solennemente a noi proclamata, che prego con voi per tutta la nostra Chiesa monregalese. E nella preghiera dico: grazie, perdonaci, soccorrici! La Messa è il più grande grazie nel Signore. Grazie, grazie a tutti voi presenti. Grazie al vicario generale, che ha collaborato con me per 16 anni; al vescovo mons. Sebastiano Dho, che ha condiviso con me molti momenti del servizio episcopale; ai cari sacerdoti e diaconi, alle religiose e ai religiosi, ai consacrati, alle autorità civili e militari poste ad aiuto di tutti, ai signori sindaci, alle care famiglie, ai giovani e alle persone di ogni età, credenti e di buona volontà. Grazie per quello che siete e per il bene che continuerete a fare ancora meglio. Lo dico a tutti e a ciascuno fraternamente.
Il nostro sguardo sia sempre contemporaneamente attento: alla nostra interiorità, al nostro cuore, all’Altro (Dio) e all’altro (prossimo); sia sguardo attorno; al poi, al futuro pieno di doni e di speranze. Attendiamo con affetto e fiducia il vescovo mons. Egidio. Lo riconosco un grande credente dedito, vero servitore per il bene di tutti nel ministero già svolto e in quello che svolgerà tra noi; decisamente complementare a me, come uomo esperto nel diritto. La nostra Chiesa non può che essergli grata per aver accettato la divina chiamata all’Episcopato e per accingersi ad aiutarci nel cammino della fede che spera e che ama.
Non è fuori luogo che aggiunga, in questa omelia, che non sento di commiato, ma di attesa promettente, che, come emerito, continuerò ogni domenica a celebrare la Messa “pro populo” per la nostra Diocesi di Mondovì, l’unica per cui sono stato chiamato ad essere vescovo; e ogni giorno ricorderò, nella preghiera, tutti e, in particolare, coloro che vivono nella sofferenza. Grazie! Il Signore ci benedica e Maria Santissima ci aiuti. Concludo con la preghiera liturgica che proclamo con voi per il nostro nuovo vescovo Egidio. «Signore Gesù, donaci nel nuovo pastore un’immagine viva del tuo amore misericordioso. Fa’ che, attraverso di lui, esperimentiamo la dolcezza della tua carità e non cessare mai di governarci Tu stesso nella persona del tuo servo Egidio. Amen».
+ Luciano Pacomio

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