Sparò e uccise l’amico durante una battuta di caccia: chiesta la condanna a un anno e mezzo

Il pm chiede la condanna per il cacciatore garessino.

Secondo il pubblico ministero, Anna Maria Clemente, il garessino F. R. va condannato a un anno e mezzo di carcere per avere, seppur accidentalmente, ucciso l’amico Gianfranco Odasso durante una battuta di caccia al cinghiale. L’accusa è di omicidio colposo e il processo è arrivato, la scorsa settimana, alle battute finali. Il 16 ottobre il giudice Marco Toscano pronuncerà la sentenza. L’incidente accadde in un bosco di località Spinarda Quazzo a Garessio. Era il 17 ottobre 2012. Odasso e F.R., amici da molti anni, erano insieme, quando, dopo un colpo sparato da F.R., il compagno di caccia si accasciò. Un drammatico incidente in cui però, secondo la Procura, l’imputato ha la responsabilità “di aver trascurato la presenza dell’amico sulla linea di tiro”. «Doveva essere più prudente – ha argomentato il pm nella requisitoria –: ha detto che non vedeva l’amico e proprio per questo non avrebbe dovuto sparare». F.R. ha sempre detto di trovarsi a monte rispetto all’amico e di aver mirato e centrato il cinghiale. Per questo la tesi della difesa è che il corpo dell’animale, seppure colpito a morte, abbia soltanto rallentato e deviato la traiettoria del proiettile che uccise Odasso. «Anche se fosse andata come spiegato dalla difesa, l’imputato va comunque condannato perché la caccia è un’attività pericolosa e vanno usate precauzioni in più rispetto ad altre attività». Ha concluso il pm. Per i difensori Stefano Campanello e Vincenzo Enrichens, l’imputato va assolto perché “è impossibile stabilire come sia andata e, soprattutto, a sostenerlo è lo stesso consulente” dell’accusa. «Non si possono formulare soltanto delle ipotesi – hanno aggiunto - e, poi, stabilire che l’imputato fu poco prudente». «In più – ha concluso Campanello – tutto quello che F.R. ha dichiarato è stato confermato». 

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