Le cancellate storiche dei Giardini Reali di Torino si sono riaperte lunedì mattina. Cinque ettari di giardini restaurati, viali, platani, tigli e fontane che tornano a svelarsi al pubblico, dopo una ventina d’anni di chiusura. L’intervento di restauro (un milione e mezzo di euro ottenuti dal Fondo europeo per lo Sviluppo regionale) ha interessato la zona del Giardino Ducale, il nucleo originario voluto da Emanuele Filiberto già a metà del Cinquecento, il Giardino delle Arti e il Boschetto. E tra il recupero dell’esistente e la restituzione degli antichi progetti dei fratelli Roda e di André Le Nôtre (progettista dei giardini di Versailles) c’è spazio anche per il Monregalese.
Nell’area del Giardino Ducale, infatti, è stata installata una nuova fontana, realizzata con il marmo nero di Frabosa Soprana che Torino aveva acquistato per il restauro della Cappella della Sindone. Una fontana circolare che si aggiunge a quella ben più imponente dei Tritoni, realizzata dallo scultore Simone Martinez, che verrà presto sottoposta al restauro. La fontana di recente installazione, invece, pare essersi attirata già le prime critiche: non per il materiale di pregio (per altro in armonia con il Barocco del capoluogo piemontese) o per la forma, ma per la linea ritenuta eccessivamente moderna ed essenziale nel contesto dei Giardini Reali. Al di là delle discussioni tra i critici, la riapertura dei Giardini Reali (visitabili gratuitamente per questi primi tre mesi) segna una tappa importante e nuova per il marmo di Frabosa, che si è conquistato un posto nella residenza dei Savoia. Lo stesso marmo, scelto già nel Seicento dall’arch. Guarini, era stato impiegato con successo nell’ultimo recupero della Cappella della Sindone all’interno del Duomo di Torino: è stato riutilizzato per la sostituzione dell’arco sghembo e delle due colonne principali di affaccio verso il Duomo, pesanti quattro tonnellate.
«Puntiamo sull’Ecomuseo e sui percorsi turistici»
«Una notizia – spiega il sindaco di Frabosa Soprana Iole Caramello –, che conferma ancora una volta l’importanza del nostro marmo. Un elemento su cui vogliamo puntare, non solo con l’Ecomuseo, ma anche con lo sviluppo di percorsi turistici ad hoc, per valorizzare i siti storici di cava. L’idea sarebbe quella di abbinare la visita sui luoghi dell’estrazione con una parte museale, in cui vengano ricordate anche le grandi destinazioni del nostro marmo, dalla Cappella della Sindone alla Gran Madre». Il progetto dell’Ecomuseo è in fase di allestimento ed è sempre in cerca di finanziamenti, ma durante l’anno scolastico gli alunni della Scuola elementare di Frabosa Soprana hanno già cominciato a lavorare sul tema. «Abbiamo coinvolto i nostri bambini in un progetto della rete Ecomusei Piemonte, alla fine dell’anno presenteranno a tutti il lavoro svolto».