Al tavolo di lavoro in Regione si è vista tanta e apprezzata buona volontà, ma, ai fatti, nessuna comunicazione scritta. A prendere carta e penna è stata invece la Provincia, dove il presidente Federico Borgna e il consigliere delegato al Turismo Rocco Pulitanò hanno scritto al presidente Chiamparino, al prefetto e al capo della Protezione civile per sottolineare l’urgenza e l’improrogabilità del “problema neve”. In particolare, spiega Pulitanò: «Chiediamo con forza venga riconosciuto lo stato di calamità naturale, vista la centralità del settore neve per il nostro comparto turistico». E aggiunge: «Ci sono diverse questioni: da una parte l’esclusione delle nostre valli dal “tesoretto olimpico” e per questo motivo si sta lavorando ad un progetto provinciale da 50 milioni, dall’altra l’emergenza di quest’inverno senza neve, un danno in termini economici di circa 50 milioni di euro». La conclusione è semplice: al nostro territorio sono venuti a mancare, mal contati, circa cento milioni di euro. Riportarli a casa per intero sembra un’impresa impossibile, ma si lavora per portarne almeno un po’ e perché il settore neve non sia lasciato solo nell’aridità di un inverno che l’ha messo in ginocchio.
«Quei fondi ci spettano da anni»
Un primo importante segnale da parte della Regione potrebbe essere quello dell’erogazione dei contributi legati alla Legge 2/2009 (sicurezza sulle piste): l’Ente li ha già attribuiti alle nostre stazioni, ma con i pagamenti è in ritardo di anni. «Al tavolo regionale – spiega il vice presidente Arpiet, Massimo Rulfi – abbiamo insistito soprattutto per ottenere perlomeno l’erogazione di questi contributi che ci spettano di diritto e che non vediamo dall’annualità 2011-2012. In questa difficilissima situazione abbiamo la necessità che finiscano le lungaggini burocratiche e le perdite di tempo e che ci venga elargito quello che ci spetta». Una battaglia appoggiata unanimemente da tutte le stazioni sciistiche. «La Regione – spiega il direttore di Artesina, Pietro Blengini – ha in sospeso tre soluzioni di pagamento. Deve ancora uscire (e anche a questo si guarda con apprensione, ndr) il bando per il 2014-15, ma i contributi per le tre stagioni precedenti sono stati assegnati e mai erogati». Anche Gian Luca Oliva, ad della “Prato Nevoso Ski”, dichiara: «Dalla Regione stiamo aspettando tutti parecchi soldi. Credo che il segnale più forte che potrebbe dare sarebbe quello di pagare ciò che è dovuto».
Il piano “Salva stazioni”
Quali provvedimenti sono essenziali per le nostre stazioni? Innanzitutto, l’ottenimento dello Stato di calamità. «Nei prossimi giorni – spiega Rocco Pulitanò – faremo un incontro in Regione sull’emergenza neve portando avanti le istanze del territorio. Chiederemo con forza lo Stato di calamità». E, dal canto suo, la Regione ha già comunicato che sta facendo il possibile per ottenerlo. Ma per dare una boccata d’ossigeno alle stazioni in difficoltà, per tutelare i dipendenti e i posti di lavoro, Federfuni ha un piano ben preciso, appoggiato in pieno da “Cuneo Neve” e da chi è impegnato nel settore. «Riteniamo fondamentale – spiega Rulfi, che è anche consigliere nazionale dell’Associazione – la sospensione di un anno dei versamenti contributivi e la successiva rateizzazione. Un provvedimento che va esteso anche alle aziende operanti nel settore commerciale e turistico delle zone interessate dalla calamità. Va aperto un tavolo tecnico con la Cassa Depositi e Prestiti per l’attivazione di un fondo da destinare alle Regioni a statuto ordinario e l’erogazione di un finanziamento per le revisioni speciali e la sostituzione delle funi. Federfuni nazionale chiede inoltre la sospensione dei canoni di locazione, la sospensione dei pagamenti delle imposte e delle tasse comunali e la sospensione dei pagamenti dei contributi Inps per i maestri di sci, tutti contributi che verrebbero rateizzati successivamente». E per i dipendenti? «Importante è prevedere un percorso di precedenza per accedere alla Cassa integrazione e istituire un Fondo speciale di disoccupazione per i dipendenti che quest’anno non sono stati avviati al lavoro entro il 4 dicembre». Il Monregalese chiama, lo Stato risponde?