di CORRADO AVAGNINA, direttore
Domenica 26 maggio si va al voto. E quello che intriga maggiormente, nei paesi, è il voto per il sindaco. Con l’elezione del sindaco si entra nella realtà dietro l’angolo, nella dimensione del paese e nei crocicchi familiari delle strade. Qui ci sono nomi e cognomi ben noti. Si va al voto pressoché diretto, esercitando la democrazia che si è conquistata a caro prezzo, in virtù di una lotta di Liberazione che si è appena ricordata nell’anniversario del 25 Aprile. Andando alle urne, ogni cittadino assume la responsabilità di indicare chi merita la sua fiducia per governare, su delega, la “casa comune” in cui dovrebbe specchiarsi la comunità concreta ove si vive, si gioisce, si soffre, condividendo le sorti che toccano a tutti insieme su un territorio familiare, pagando le tasse, attendendo servizi e risposte.
È un diritto-dovere. Che però deve poter contare anche su un ventaglio di scelte praticabili, cioè di opzioni, tra un progetto, un programma, un intento… e un altro. Per la democrazia, indispensabile è appunto lo scenario plurale. Che invece in parecchi paesi sta venendo a mancare. Là dove c’è un’unica lista con un solo candidato a sindaco, la democrazia è un po’… azzoppata. E questo avviene in un terzo dei Comuni chiamati ad elezioni, nella nostra area. Affinché l'elezione sia valida, è necessario che a votare vada il 50% più uno degli aventi diritto.
L'ELENCO DEI COMUNI CON UN SOLO CANDIDATO
Beinette
Camerana
Castellino Tanaro
Cigliè
Farigliano
Frabosa Sottana
Lesegno
Massimino
Margarita
Marsaglia
Mombarcaro
Monasterolo casotto
Montaldo Mondovì
Murazzano
Pianfei
Piozzo
Torresina
Scagnello
Roascio
Rocca Cigliè
Rocca Vignale
Ma è un elemento un po’ minimale se non sconfortante (con qualche rischio di non ottenere quel 50% più uno di elettori che va a votare). Le ragioni che portano all’unica lista possono essere diverse. Può subentrare la stanchezza di chi vuol farsi da parte o non vuol più farsi carico di impegni. Può esserci anche la sensazione di andare incontro ad una sconfitta preventivata. Può esserci un intento di mettersi insieme comunque bypassando le diversità di vedute (che magari permangono). Forse si è in pochi a... scendere in campo. La democrazia invece prevede appunto che non la si pensi tutti in un’unica direzione. Ed anche se si vince o si perde, la differenza è sempre utile all’andamento della cosa pubblica. Una minoranza od un’opposizione ci vogliono. Questo fa bene alla democrazia.
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