Azionisti UBI Banca: «L’offerta di Intesa-Sanpaolo è ostile e inaccettabile»

Durissimo comunicato del Comitato Azionisti Riuniti di UBI Banca: «L'offerta di Intesa-Sanpaolo è ostile e inaccettabile»

Ubi Intesa Sanpaolo

Durissimo comunicato del Comitato Azionisti Riuniti di UBI Banca: «L'offerta di Intesa-Sanpaolo è ostile e inaccettabile»

«L'offerta di Intesa-Sanpaolo è "ostile" e "inaccettabile"». Parole durissime, quelle arrivate nella serata di oggi - giovedì 20 febbraio - dal CAR, Comitato Azionisti Riuniti di UBI Banca in risposta all'ipotesi di acquisto lanciata dal colosso bancario torinese (LEGGI QUI).

Due giorni fa Intesa-Sanpaolo aveva lanciato un'offerta per l'acquisizione del 100% di UBI Banca. Un’offerta da 4,9 miliardi di euro: non si tratterebbe di una “opa” (offerta pubblica di acquisto), ma di una “OPS - offerta di scambio”: a ciascun azionista di UBI verrebbero offerte 17 azioni Intesa Sanpaolo in cambio di 10 azioni di UBI.

«OSTILE E INACCETTABILE»
Il comunicato del Comitato azionisti parla chiarissimo: «I soci componenti il Patto hanno deliberato all’unanimità la seguente posizione riguardo all’OPS Intesa-Unipol: UBI è una Banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze, risorse umane, competitiva e riconosciuta sul mercato di riferimento, realtà centrale per il sistema socio-economico del Paese; gli Azionisti riuniti nel CAR ritengono di dover tutelare, al contempo, il loro investimento e la Banca con i suoi territori di riferimento e si sono impegnati in un progetto di medio e lungo periodo; l’OPS di Intesa-Unipol, come prospettata, appare ostile, non concordata, non coerente con i valori impliciti di UBI e dunque inaccettabile».

Parole non distanti da quelle usate ieri dall'a.d. di UBI Banca, Victor Massiah: «Come rappresentato dalla stessa istituzione promotrice dell'offerta, tale operazione non era concordata né a conoscenza del nostro consiglio di amministrazione e del nostro management. È molto presto per trarre considerazioni, ma è importante sottolineare come questa operazione rappresenti, per il momento, solo una proposta che, prima di diventare progetto, dovrà passare attraverso un complesso, e per nulla scontato, iter autorizzativo delle autorità vigilanti e di approvazione da parte delle assemblee».

IL GRUPPO UBI
UBI Banca è il gruppo che include l’ex Bre che, a sua volta, aveva incorporato la Cassa di Risparmio di Cuneo. Nella sede storica di Cuneo, in piazza Europa, lavorano decine e decine di persone. Per rendere l’idea della portata dell’affare di cui stiamo parlando, basti dire che oggi Intesa-Sanpaolo è il secondo gruppo bancario di Italia (dopo Unicredit) e UBI il terzo. Quello che ne nascerebbe sarebbe dunque un super-polo bancario.
Il colosso di Intesa-Sanpaolo troverebbe in UBI una banca con un grandissimo radicamento territoriale in Piemonte e Lombardia, dove il gruppo oggi conta rispettivamente 144 e 600 filiali. E decine di queste sono in provincia di Cuneo, eredità della storica CRC: due solo a Mondovì, a cui poi si uniscono tanti sportelli nel Monregalese (tra cui Villanova, Vicoforte, San Michele), nel Cebano (tra cui Ceva, Bagnasco, Garessio), nelle Langhe (tra cui Dogliani Carrù, Farigliano) e in pianura (tra cui Chiusa Pesio, Beinette, Peveragno). E ne abbiamo elencate solamente alcune.

FILIALI VENDUTE A UNA TERZA BANCA, LA BPER
Per stare dentro ai paletti dell’Antitrust, l’accordo prevede un passo ulteriore: la cessione di 400/500 filiali al gruppo Bper (che comprende, per esempio, le CR di Bra, Fossano, di Saluzzo e di Savigliano) collocate soprattutto nel Nord-Ovest Italia. La domanda è ovvia: che accadrà alle filiali UBI a Mondovì e dintorni? Verranno cedute, accorpate, chiuse? E cosa ne sarà dei dipendenti? Domande, per orsa, senza risposta.

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